dall’inviato Giampaolo Pioli

New York, 24 novembre 2012 - La gente torna in piazza sotto le piramidi, mentre legioni di sostenitori incoraggiano il neo presidente ad andare avanti. L’Egitto sembra tornato ad un nuovo bivio con le decisioni "autoritarie" di Morsi. L’Onu con Navi Pillay l’alto commissario per i diritti civili si dice "molto preoccupata ". l presidente Obama che lo ha appena ringraziato per la grande azione di mediazione svolta per riportare la tregua a Gaza tra palestinesi e israeliani non nasconde la sua difficoltà. Per il presidente egiziano le proteste delle opposizioni a Tharir Square con una trentina di feriti, gli arresti e i contusi ad Alessandria e in altre città egiziane e l’incendio di diverse sedi dei "fratelli musulmani" sono il segnale dei un pesante "venerdì nero" .

Gli striscioni nella piazza della protesta che è tornata ad animarsi definiscono "Morsi come Mubarak". Circa 20 mila persone sono tornate a gridare "fuori fuori fuori…." come nei giorni della primavera araba. Contestato l’editto del capo dello stato col quale definisce inappellabili tutte le decisioni esecutive del presidente. Più di 80.000 persone in un’altra parte della capitale si sono invece riunite per incoraggiarlo ad andare avanti anche con provvedimenti forti per sbloccare l’empasse che gfrena anche gli estensori della nuova costituzione che dovrebbe sovrintendere all’intero processo democratico. Il paese diventato improvvisamente baricentro del negoziato per il Medio Oriente, rischia di spaccarsi nuovamente. Il gesto di Morsi che ha allargato i soi poteri ed ha rimosso per decreto il più alto magistrato dello stato ha ricompattato le opposizioni in un fronte quasi comune. Anche l’Unione Europea è stata molto netta nell’invitarlo al "rispetto del processo democratico… che prevede la seprazione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, la tutela delle li bertà fondamentali e lo svolgimento delle elezioni…"

Samir Morcos, uno dei consigli copti assistente per la transizione democratica si è dimesso non appena il presidente ha annunciato l’ampliamento dei suoi poteri.
"Lavoro per la stabilità economica e sociale e per il passaggio dei poterei-ha detto il presidente ai suoi sostenitori….Ci tengo al diritto delle opposizioni e non mi preoccupo che siano forti…..Io sono statao eletto con libere elezioni e le mie decisioni sono per il bene del paese, preservare la patria e la rivoluzione……Non si tratta ne di una vendetta ne di un regolamento di conti….Sono il presidente di tutti gli egiziani….e mi sto battendo contro i corrotti….Li smaschererò e li scoprirò…La magistratura egiziana è sempre stata all’altezza e i verdetti sono sempre stati rispettati perché in linea col diritto…… Non intendo imbavagliare l’altra parte e non c’è bisogno di misure eccezionali nel caso in cui il paese fosse in pericolo…."

La situazione soprattutto ad Alessandria dove è stato preso d’assalto il quartier generale dei "fratelli musulmani" rimane tesa. Morsi in questi ultimi giorni ha stabilito un robusto asse con Washington e Gerusalemme, per affrontare la questione palestinese a Gaza e intende continuare sulla stessa linea. La sua figura sembra molto più accreditata sul piano internazionale che non sul fronte interno. L’attacco delle opposizioni di ieri e l’infiltrazione di gruppi estremisti che tirano sassi agli agenti per provocare la loro reazione fino ad ora è stata controllata. Il presidente egiziano di fronte al boicottaggio dei componenti non islamici della commissione costituzionale formata da 100 membri che deve completare il documento, ha dato ieri altri 2 mesi di tempo per finire il lavoro sottoporlo al parlamento per poi organizzare immediatamente dopo nuove elezioni. Obama dopo il freddo iniziale ha concesso a Morsi una grande apertura di credito. Durante la crisi di Gaza si sono parlati al telefono 6 volte in 8 giorni. Se il presidente egiziano che in questa fase è diventato l’uomo forte dell’Egitto, dovesse fallire riportando il paese alla prima dittatura post-Mubarack, Barack avrebbe una grossa responsabilità.