Roma, 5 gennaio 2013 - In India è ripresa la routine della libertà vigilata per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò accusati dell’uccisione di due pescatori. I militari, rientrati venerdì mattina in India dopo un permesso speciale per le festività natalizie, questa mattina hanno lasciato il loro hotel a Fort Kochi per recarsi al locale commissariato di polizia per assolvere all’obbligo di firma. Lo hanno riferito fonti diplomatiche.

Venerdì il magistrato di Kollam aveva prorogato il permesso di soggiorno per i due militari fino al 13 maggio 2013 e gli aveva chiesto di comparire nuovamente davanti alla corte il 15 gennaio. Da parte italiana le speranze sono riposte nella Corte suprema indiana, chiamata a pronunciarsi sulla giurisdizione del caso e che potrebbe disporre che i due marò vengano processati in Italia, riconoscendo che l’incidente avvenne in acque internazionali.

I due fucilieri del battaglione San Marco erano stati arrestati il 19 febbraio scorso per aver sparato a due pescatori, scambiati per pirati, da bordo della petroliera Enrica Lexie, su cui svolgevano funzioni di vigilanza internazionale anti-pirateria.


BATTUTE E LA RICONOSCIUTA CORRETTEZZA ITALIANA - Il ritorno dei marò in India ha scatenato una serie di battute su Twitter e commenti lusinghieri sulla stampa indiana.

‘’Così i marines italiani sono tornati a Kochi! Come mai gli italiani sono così attratti dal nostro Paese che non vogliono mai andare via?’’ scherza Suhel Seth, pubblicitario e star dei talk show, alludendo alla potente presidente del Congresso, l’italo-indiana Sonia Gandhi.

Il giornalista del Times of India Anshul Chaturvedi invece riflette sulla correttezza dimostrata dai marò e scrive : ‘’Noi non siamo così abituati, vero?’’. In un altro post ci si domanda se il ritorno dei militari ‘’sia dovuto alla fermezza del governo del Kerala o piuttosto all’etica degli italiani’’.

In un lungo editoriale intitolato ‘’Vedete, sono tornati’’, lo storico quotidiano The Telegraph di Calcutta, sottolinea invece il contrasto tra il comportamento degli imputati italiani e quello degli indiani che spesso evadono dalla libertà vigilata. Cita poi l’ex ambasciatore indiano negli Usa, Ronen Sen, secondo il quale l’India ha ‘’un complesso derivante dall’era coloniale secondo il quale c’è la tendenza a pensare che i nostri governanti agiscano dietro pressioni esterne. Ma il mondo è cambiato e l’India è cambiata’’. ‘’Bisogna prendere atto - conclude - che il governo italiano ha agito in buona fede’’.