Algeri, 17 gennaio 2013 - E' finito in un bagno di sangue il blitz dell’esercito algerino contro il commando islamista legato - secondo gli Usa - ad Al Qaeda, che aveva preso in ostaggio 41 occidentali e circa 150 algerini nell’impianto di estrazione di gas gestito gestito da Bp, Sonatrach e Statoil, nel Sahara algerino, al confine con il Mali. Dopo un raid dell’aviazione è cominciato un attacco via terra, terminato solo dopo diverse ore.

E' caos, però, sul numero degli ostaggi uccisi, su quelli ancora vivi e se ci siano ancora prigionieri in mano ai miliziani jihadisti. Il ministro algerino della Comunicazione, Mohamed Siad, ha confermato un "numero importante di ostaggi liberati e sfortunatamente di qualche morto e ferito", spiegando che non è possibile attualmente "fornire una cifra definitiva" delle vittime.

Secondo quanto hanno riferito fonti dei servizi algerini alla Reuters, sono almeno 30 gli ostaggi uccisi, tra cui sette stranieri (tra questi 2 giapponesi, 2 britannici e un francese). Secondo Al Jazeera sono morti 35 ostaggi e 15 rapitori, tra cui anche il capo del gruppo di terroristi Abu el-Baraa. Per l'agenzia Ani, invece, solo due americani, tre belgi, un giapponese e un britannico sarebbero i soli ostaggi sopravvissuti al blitz, anche se Bruxelles ha fatto sapere di non avere connazionali detenuti a In Amenas. 

La situazione appare molto confusa anche perché l’impianto - situato a Tigantourine, 40km da In Amenas, non lontano dalla frontiera libica - si trova in pieno deserto del Sahara. Nel corso dell’operazione militare, secondo l’agenzia ufficiale algerina Aps, l’esercito ha liberato inoltre 600 ostaggi algerini e quattro stranieri. I 600 lavoratori del complesso gasiero di Tiguentourine, non lontano da In Amenas, a circa 1.300 km a sud-est d’Algeri, sono stati recuperati con elicotteri dell’esercito che sorvolavano il sito.

Nonostante l'intransigenza di Algeri - che non aveva mai trattato in precedenza in casi del genere - ci sono stati timidi tentativi di aprire un dialogo con i rapitori jihadisti, che tuttavia hanno posto condizioni apparse immediatamente impossibili da accogliere: l'immediata rimozione del dispositivo di sicurezza intorno al campo fino ad una sorta di salvacondotto per allontanarsi dalla regione, con gli ostaggi da usare come scudi umani.

I GOVERNI STRANIERI - Malcelata l'irritazione dei governi dei paesi di cui sono cittadini alcuni degli ostaggi, a partire dagli Stati Uniti che hanno chiesto ad Algeri spiegazioni e chiarimenti, come ha spiegato il portavoce della casa Bianca, Jim Carney, ammettendo la possibilità della presenza di cittadini americani fra gli ostaggi. Il premier britannico David Cameron ha denunciato di non essere stato informato della decisione di ricorrere a un blitz e preannunciato ''ulteriori cattive notizie'', a causa delle quali ha cancellato l'attesissimo discorso sull'Ue che avrebbe dovuto tenere domani in Olanda. Inoltre ha parlato di una ''situazione è fluida, ancora in corso, molto incerta ed estremamente difficile''. In serata, poi, ha sentito telefonicamente il presidente americano Barack Obama.

Il premier norvegese, dal canto suo, ha denunciato di non aver notizia dei suoi nove connazionali presi in ostaggi, mentre il presidente francese François Hollande ha parlato di un esito drammatico. Il governo italiano, attraverso il ministro degli esteri Giulio Terzi, ha condannato con la "massima fermezza" il "vile atto di terrorismo".

MALI - Intanto, in Mali, si continua a combattere. La Francia ha portato a 1.400 gli uomini sul terreno (2.500 l’obiettivo finale, secondo quanto anticipato nei giorni scorsi). Nella notte ci sono stati nuovi scontri tra l’esercito maliano, sostenuto dalle truppe francesi, e gli estremisti jihadisti che circondano la città di Konna, nel settore centrale.

Dall’Ue è arrivato il via libera alla missione Eutm di addestramento e formazione dell’esercito maliano. La missione era in programma da tempo, ma i ministri degli Esteri dei 27, convocati in riunione straordinaria, hanno deciso di accelerare i tempi: la missione (formata da 400-500 uomini, la metà dei quali istruttori) potrebbe essere operativa già a metà febbraio, una settimana prima del previsto. L’Italia, ha annunciato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha dato una disponibilità "da 15 fino a 24 uomini". Non ci saranno, invece, nostri soldati impiegati direttamente sul terreno, ha confermato il ministro.

Inoltre un funzionario americano ha reso noto che gli Usa hanno accettato la richiesta della Francia di aiuto nell’operazione militare e invieranno delle truppe e equipaggiamento aereo di sostegno. Barack Obama e David Cameron, nel corso della telefonata avuta per quanto accaduto in Algeria, hanno "espresso sostegno per gli sforzi della comunità internazionale, guidati dalla Francia, per impedire che i terroristi stabiliscano un loro rifugio sicuro in Mali".