Roma, 20 gennaio 2013 - Altri cinque terroristi arrestati (e tre segnalati in fuga) a In Amenas, la località gasiera algerina epicentro della crisi terroristica di questi giorni seguita all'attacco francese in Mali. Il bilancio sin qui condiviso di una sessantina di morti (23 ostaggi e 32 terroristi, cui vanno aggiunti i 25 corpi non ancora identificati trovati in seguito) viene rivisto di ora in ora. Nel pomeriggio è infatti deceduto, in seguito alle ferite, il secondo ostaggio romeno. E altri corpi potrebbero emergere quando l'ispezione degli impianti sarà ultimata.

TRAGICA CONTABILITA' - Proprio l'arresto di cinque terroristi rimasti isolati e la fuga di altri tre dimostra che la tragica contabilità della strage non può essere ufficializzata. Fino ad ora il governo di Algeri non ha fornito cifre sugli stranieri uccisi. Il Giappone riferisce che dieci suoi cittadini non hanno più dato notizie, mentre il premier David Cameron ha confermato la morte di tre britannici. Altri tre, però, mancano all'appello insieme a una quarta persona che risiede nel Regno Unito. Tra la fuga degli ostaggi e l'operazione compiuta dall'esercito algerino, circa 600 ostaggi, quasi tutti algerini, sono stati liberati. Secondo le autorità, gli stranieri sequestrati erano 132. Il bilancio totale delle vittime occidentali è quindi difficile da stabilire vista l'incertezza sulle presenze ufficiali nell'impianto e le ampie possibilità di fuga offerte dallo stesso, a dispetto della dirompente azione dei terroristi islamici (poi affrontati dalle teste di cuoio algerine in un'azione non certo da manuale).

RIVENDICAZIONE - Oggi il leader jihadista islamico Mokhtar Belmokhtar, progettista dell'assalto, ha rivendicato l’attacco in un video diffuso dal sito web mauritano Sahara Media. Due i particolari della dichiarazione: 1) Mokhtar Belmokhtar, MBM per gli specialisti della Cia che da tempo lo braccano, ma anche Il Guercio per via dell'occhio perso, o Mr. Marlboro, viste le immense risorse accumulate con il contrabbando di sigarette, ha parlato a nome dell'Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico), organizzazione dalla quale era uscito - a quanto pare espulso - nello scorso ottobre; 2)  Mbm, proponendosi come una sorta di Mullah Omar del Sahel, si è anche detto pronto a negoziare con l’Algeria (colpita per il sorvolo concesso agli aerei francesi) e con i Paesi occidentali, a condizione che si fermi il bombardamento sul nord del Mali controllato dai salafiti. Assai improbabile che qualcuno voglia trattare con lui.

IL CASO - Intanto cominciano a emergere inquietanti addebiti su disfunzioni e sottovalutazioni nella tutela dell'impianto gasiero nell'est del Sahara. I circa 200 uomini della sicurezza interna dell'impianto non erano infatti armati e non hanno quindi potuto opporre alcuna resistenza all'irruzione terroristica. Il sito, uno dei più importanti dell’Algeria, ha un doppio sistema di sicurezza. Quello esterno (armato) è affidato alla Gendarmeria; quello interno alla Bp (British Petroleum), che partecipa alle attività estrattive con Sonatrach e Statoil. Nessuno dei due ha funzionato. E neppure con l'inizio della crisi maliana l'apparato era stato rinforzato. Un bel regalo agli jihadisti dell'Aqmi, sezione MBM.