Roma, 26 marzo 2013 - Giornata piena di colpi di scena e polemiche sul caso marò. Alla fine di un'audizione alla Camera dei Deputati molto tesa, Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha annunciato le sue dimissioni (TERZI VIDEO DIMISSIONI). Nei giorni scorsi, Terzi era stato duramente accusato di aver gestito la vicenda dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in modo totalmente sbagliato. Ad infuocare gli animi soprattutto la scelta di rimandarli in India per essere processati dopo l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani.

LE DIMISSIONI DI TERZI - "Mi dimetto -ha affermato Terzi in audizione alla Camera- perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie’’.  E ancora "Ho ascoltato ricostruzioni enormemente fantasiosi - afferma Terzi -  su azioni che avrei assunto in modo autonomo senza considerare i rischi. Mai avrei agito in modo autoreferenziale, senza un'opportuna e ampia informativa su elementi critici del negoziato a tutte le autorità di governo". La decisione di trattenere in Italia i marò, fu maturata in modo "pienamente collegiale dal governo" e il ripensamento che portò a rimandarli in India non fu condivisa da Giulio Terzi. "Avevo posto serie riserve -ha continuato Terzi alla Camera- alla repentina decisione di un loro trasferimento, ma la mia voce è rimasta inascoltata"

LE CRITICHE DEL MINISTRO DI PAOLA - Le prese di distanze di Di Paola. Anche il ministro della Difesa Giampaolo di Paola è stato udito oggi alla Camera, ma al contrario di Terzi ha affermato che non rassegnerà le sue dimissioni, prendendo le distanze dalle opinioni espresse dal suo collega di Governo. “Il ministro Terzi ha riferito i fatti- sottolinea Giampaolo Di Paola- e su questo siamo d’accordo. Io mi riferisco ai fatti e non alle valutazioni espresse dal ministro Terzi, che invece non sono quelle del governo”. E ha aggiunto "Sarebbe facile per me annunciare le dimissioni, sarebbe facile oggi lasciare la poltrona che comunque a breve lascerò al nuovo ministro. Sarebbe facile, no cost, ma non sarebbe giusto e non lo farò". "In serena coscienza ho sempre agito e mi sono sempre battuto per il bene dei due fucilieri; se non ci sono riuscito me ne scuso con tutti, in particolare con Latorre e Girone e i loro familiari".

LA PRECISAZIONE DI TERZI - "La decisione di anticipare le mie dimissioni in occasione dell’audizione alla Camera dei Deputati si è consolidata proprio dopo la riunione con il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro della Difesa, terminata a Palazzo Chigi alle ore 13 per la predisposizione del testo da presentare all’audizione parlamentare". Lo dichiara Giulio Terzi che aggiunge: "In tale riunione ho espresso nuovamente le mie riserve, riprendendo i punti formulati al presidente del Consiglio nel tardo pomeriggio del 21, appena prima della partenza dei due marò per l’India".

MONTI AL COLLE -  Anche il Quirinale è intervenuto suIla vicenda delle dimissioni del ministro della Difesa Giulio Terzi, definite "irrituali". Monti è poi andato al Colle con  le dimissioni di Terzi: Napolitano le ha accettate affidando l'interim al presidente del Consiglio

DOMANI A CAMERA E SENATO - Mario Monti domani riferirà al Senato e alla Camera. Domani alle 15 il Presidente del Consiglio Mario Monti interverà alla Camera sulle dimissioni del ministro degli esteri Giulio Terzi e sulla vicenda dei due marò. Sempre domani, alle 17,30 Monti, riferirà in Senato sulla vicenda. Mario Monti ha anche diffuso una nota in cui spiega: "Ho preso atto con stupore della dichiarazione del Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata resa alla Camera dei Deputati nella quale ha annunciato le sue dimissioni". "Tali dimissioni - continua Monti-  non mi erano state preannunciate, benchè in mattinata si fosse tenuta presso la Presidenza del Consiglio, con la mia partecipazione, una riunione di lavoro con i ministri Terzi e Di Paola per la messa a punto dell'informativa del Governo. Le valutazioni espresse alla Camera dal ministro Terzi non sono condivise dal Governo".

LA RABBIA DELLA MOGLIE DI GIRONE - Mentre l'Aula della Camera discuteva della vicenda dei marò, dalla tribuna si è alzata Giovanna Ardito, moglie di Salvatore Girone, che ha urlato tutta la sua rabbia: "Riportate a casa mio marito". Accanto alla signora Girone, la sorella di Massimiliano Latorre, Franca Latorre, che intervistata ha detto: "La crisi politica non è una cosa che ci fa piacere. I ragazzi sono innocenti, devono tornare a casa rapidamente: non possiamo abbandonarli''.

LE REAZIONI POLITICHE - L’ex ministro degli Esteri Franco Frattini: ‘’Un gesto di grande dignità, quello del ministro Terzi. Che qualcosa non avesse funzionato si era capito’’.  Della stessa opinione anche Maurizio Lupi (Pdl): “Il gesto del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che si è dimesso davanti al Parlamento dove riferiva sul ritorno dei due marò italiani in India ai quali ha espresso la sua solidarietà, è un gesto di straordinaria statura morale”.

Più polemico il commento del deputato del Pd Ernesto Carbone: “Propongo al governo indiano uno scambio: noi gli mandiamo il ministro Terzi e loro ci restituiscono i due marò”. Al deputato del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista, non bastano le dimissioni di Terzi: “Siamo nuovi e poco esperti delle dinamiche parlamentari, ma abbiamo ascoltato le spiegazioni del governo e non siamo soddisfatti: non ci bastano le sue dimissioni, ministro Terzi, vogliamo capire e capire bene".

Domenico Rossi, deputato di Scelta Civica, ha espresso “perplessità” per le spiegazioni date dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi, sul caso marò. “Ci saremmo aspettati -ha osservato Rossi- che Terzi avesse espresso le sue perplessità nel momento della decisione collegiale”. Infine Arturo Scotto (Sinistra Ecologia Libertà) e il deputato della Lega Nord, Nicola Molteni. Il primo ha chiesto al governo perché, sul caso marò, non si sia tenuto conto della sentenza della Consulta “che ha imposto di non consegnare il reo a un Paese che consente la pena di morte”. Il secondo ha affermato che "C'è stata una gestione scellerata che si è tramutata in tragedia e che ha gettato il Paese nel ridicolo''.

di Fadi El Hnoud