Podgorica, 8 aprile 2013 - Le presidenziali in Montenegro, smentendo i sondaggi della vigilia che prevedevano una larga vittoria del capo di stato uscente Filip Vujanovic, hanno avuto un esito contrastato, con entrambi i candidati - Vujanovic e il rappresentante dell’opposizione Miodrag Lekic - che rivendicano la vittoria. In tarda serata Lekic, dopo che Vujanovic si era dichiarato vincitore, ha gridato al ‘’furto elettorale’’ e al ‘’colpo di stato’’. “Chiedo a Vujanovic di essere serio e responsabile, perché nel dichiarare la propria vittoria ha compiuto un colpo di stato’’. secondo lui ‘’i risultati erano truccati’’ Apertesi alle 7, le urne si sono chiuse alle 20 ed è subito iniziato lo spoglio. Ma la commissione elettorale finora non ha diffuso alcun dato. Vujanovic ha detto di aver ottenuto, con lo spoglio completo delle schede, il 51,3% dei voti, rispetto al 48,7% dei consensi andato a Lekic.

Il voto, che ha fatto risultare un’affluenza di circa il 64%, stando a indicazioni preliminari della commissione elettorale (nelle precedenti presidenziali del 2008 aveva votato il 66,5% degli aventi diritto), si è tenuto sullo sfondo di una profonda crisi economica e dei ripetuti inviti della Commissione europea a intensificare la lotta a corruzione e criminalità organizzata. Il Montenegro ha avviato il negoziato di adesione alla Ue lo scorso giugno e tra le richieste più pressanti di Bruxelles alla dirigenza di Podgorica vi è proprio quella di fare di più nel contrastare il crimine organizzato e la corruzione, fenomeni tradizionalmente molto presenti nel piccolo Paese ex jugoslavo.

Sia Vujuanovic che Lekic - erano gli unici candidati in lizza e pertanto non vi sarà un turno di ballottaggio - si sono detti convinti della vittoria al momento del voto. Il presidente uscente, 58 anni, candidato del Partito democratico dei socialisti (Dps) guidato dal premier e uomo forte Milo Djukanovic, ha sottolineato la sua intenzione di utilizzare il nuovo mandato per migliorare la situazione economica, attrarre nuovi investimenti esteri e proseguire sulla strada dell’integrazione europea. Lekic, diplomatico di carriera, 66 anni, ex ministro degli esteri montenegrino che in passato è stato ambasciatore jugoslavo in Italia, si è mostrato anch’egli molto fiducioso nel successo elettorale, affermando di contare sulla volontà di cambiamento dei cittadini. Il suo obiettivo indicato a più riprese in campagna elettorale è infatti quello di rompere il lungo potere ultraventennale del partito che fa capo a Milo Djukanovic, padre dell’indipendenza del Montenegro (ottenuta con un referendum nel 2006), tornato nei mesi scorsi alla guida del governo. Il punto centrale della sua campagna elettorale è stata la lotta senza quartiere alla corruzione e alla criminalità, fenomeni che ostacolano e danneggiano il cammino del Montenegro verso l’integrazione in Ue e Nato.

Su una popolazione di poco più di 650 mila abitanti, gli aventi diritto erano circa 511 mila. I temi economici legati alla crisi, che pesa su un Paese che fa molto affidamento sul turismo, hanno dominato buona parte della campagna elettorale. La disoccupazione ha raggiunto quasi il 20%, e con un salario medio inferiore ai 500 euro buona parte della popolazione fa fatica a far fronte ai bisogni primari della vita quotidiana.