Roma, 16 aprile 2013 - Per i runner di tutto il mondo la maratona di Boston è un mito. Un mito elitario, diverso da New York, come diverse sono le città e le storie d'asfalto che le due corse raccontano. Ieri: Boston per tutti. Sulla rete impazzita dopo le esplosioni, un presidio al terrore nasce sul web, dove i siti specializzati in aerobiche emozioni di trasformano in aggregatori di storie e di paure.

LE DUE AMERICHE - Scrive una runner miracolata e anonima su www.podisti.net: "La prima parte è bellissima: un'America proud and happy di case vittoriane in pinete di larici con pick-up fuori dai garage muniti di sedie a sdraio e proprietari birrosi con barba e cappellino che gridano go go guys!; bambini che ti danno il 5 e ti offrono arance; ragazzi che chiamano italy quando vedono la bandiera disegnata sul pettorale; poi davanti al Wellesley College (poco dopo la mezza), duemila ragazze agitano cartelli con scritto “baciami sono consenziente!”, “voglio baciarti mio padre lo sa!”, “baciaci siamo due gemelle!”, “sono sessualmente libera ed in crisi d'astinenza!” e altro… " Vai a ritirare la fantastica medaglia, ti affretti al vicinissimo camion per ritirare la sacca tra acqua e banane e dopo 8 minuti, con la sacca in mano la prima esplosione. (...)  Non ho pensato un attimo ed ho iniziato a correre verso mio figlio, indietro verso il traguardo, avrei potuto uccidere chiunque mi si presentasse davanti pur di raggiungerlo, correvo dietro le moto della polizia ma alla seconda esplosione, ormai nel fumo e con uno spettacolo orribile e vario davanti a me (i tavoli del ristori, le tribune, la finish-line, i maratoneti a terra, il sangue si, quello).  Non vedendo più mio figlio, ho sperato ed ho girato la gamba alla stessa velocità verso l’albergo che era a 400 metri. Fortunatamente ho trovato mio figlio in albergo dove aveva portato con sé delle persone che si erano perse.  Non vi descrivo quel momento per pudore ma ha lasciato il segno su entrambi".

'ERO GIA' ARRIVATO' - "Il mio gruppo tutto ok - racconta Bruno Benatti al traguardo in 3h49' -.Per pura fortuna io ero arrivato da 25' ed ero in fila, una volta raggiunto il pulmino per il ritiro del bagaglio, molto vicino al traguardo per via del numero di pettorale alto". Lì - racconta Benatti - "ho sentito due esplosioni successive e forti, a quel punto io sono scappato a gambe levate! Arrivato in albergo mi sono attivato per avere notizie di Paolo Melloni, Carlo Carletti e Fausto Pavesi perché il loro tempo presunto era all'incirca quello dell'esplosione. Da quel momento qui c'è stato spazio solo per militari, polizia, ambulanze ed elicotteri".

'SALVO PER POCO' - Senso di frustrazione ed impotenza che si ritorva anche nelle parole di Vannes Benfenati: "Tutto ok, ma per poco... appena tagliato il traguardo in 4h05', dopo due minuti e mezzo, quando dovevo ancora ritirare la medaglia, ho sentito le esplosioni, mi sono girato all'indietro e ho capito subito che era successo una cosa grave. Ho temuto per mia moglie che era al traguardo, ma se n'era andata poco prima dopo avermi visto sull'affollatissima dirittura d'arrivo".

'AMERICA, MI PIACI' - Caos, gente che va gente che viene, borsoni da allenamento e materiali che tappezzano la città incredula eppure capace di reagire. Come racconta ancora l'anonima podista con figlio a www.podisti.net: "I bostoniani sono in visita tra le nostre camere con bottiglie per portare amicizia e sorrisi. America sempre grande e generosa, mi piaci molto".