Enrico Letta è entrato al suo primo G8 come «sorvegliato speciale» e ne è uscito 48 ore dopo come un partner affidabile, ascoltato e rispettato. L’Italia si è presentata con delle richieste specifiche sul lavoro giovanile e sull’occupazione non col cappello in mano. L’attenzione e l’equilibrio di Letta nell’aggrapparsi a Obama per le ricette sulla crescita e nel prendere sotto braccio la Merkel dandole anche un bacio sulla guancia, per spingerla a una maggior flessibilità senza marce indietro, potrebbe essere visto come il nuovo «stile italiano» che il giovane premier ha inaugurato in Irlanda intascando un vero successo personale. Non per i risultati raggiunti, ma per l’attenzione e il plauso che ha ricevuto anche nel trascurare le incendiarie dichiarazioni a distanza di Berlusconi che istigavano alla disobbedienza e allo sforamento del deficit. La barra dritta sugli impegni assunti, unita alla richiesta ferma sugli stimoli al lavoro, ha finito per dare solidità alla sua pressione fatta sempre a bassa voce.

Cordiale, compassato e preparato, lontano dai colpi a sorpresa e dalle spettacolarizzazioni, Letta non solo ha superato la prova di Lough Erne ma ha fatto svanire l’ombra autorevole e tutelare di Mario Monti protagonista dei summit precedenti e grande alleato di Obama. Se Putin trovava facile l’asse con l’amico Silvio, Letta al primo impatto ha incassato dal presidente Usa un «vediamoci presto alla Casa Bianca» che suona come una perfetta staffetta col professore e può pesare molto non solo nei rapporti bilaterali ma in vista anche del grande patto transatlantico Usa-Ue sui commerci.

Certo se qualcuno chiede a bruciapelo: «Ma, in concreto, con che cosa siamo tornati da Lough Erne?», la risposta per ora è «un pezzo di carta», che però può diventare una cambiale esigibile. L’Italia, con Letta alla guida di un governo di larghe intese, ha dato l’impressione di essere credibile e non spregiudicata. Non chiede la luna all’Europa, ma lo spazio per risollevarsi spendendo mezzi propri. Lo stile soft, i toni moderati ma chiari, su giovani e occupazione, sono piaciuti a Obama e non hanno irritato la Merkel che è tedesca, ma anche pragmatica. Insomma non è andata affatto male.