Beirut, 13 luglio 2013  - Sono ormai trascorsi oltre 28 mesi dall’inizio della rivolta in Siria e, malgrado si stimano oltre 100.000 morti e 4 milioni di profughi, Bashar Assad resta saldo al potere. Non solo perché gode ancora del sostegno del potenete alleato russo ma anche perché mentre le sue truppe debbono combattere solo contro un nemico, le diverse anime dell’opposizione si scannano tra di loro, con la stessa intensità con cui affrontano le truppe lealiste.

L'ultimo episodiom oggi fra i ribelli dell’Esercito siriano libero (Asl) e dei jihadisti che tentavano di mettere le mani su delle armi appartenenti all’Asl nel nord del Paese. Lo ha affermato l’Osservatorio siriano dei diritti imani (Osdh).

Una ennesima prova della crescente tensione fra l’Asl, i ribelli cosiddetti moderati, e i due gruppi radicali affiliati ad al Qaeda, il Fronte al Nosra e soprattutto lo Stato islamico in Iraq e in Levante (Eiil). Rapimenti, omicidi e scontri a fuoco sono aumentati ultimamente fra i due schieramenti che combattono entrambi il regime di Bashar al Assad.

Gli scontri sono scoppiati all’alba nei pressi di Ras al-Hosn, nel nord della provincia di Idleb, quando “dei combattenti dell’Eiil hanno tentato di impadronirsi di armi stoccate in depositi dell’Asl” nella zona, ha dichiarato all’Afp Rami Abdel Rahmane, direttore dell’Osdh.

LA CONFERMA: FU ISRAELE A BOMBARDARE LATAKIA - Furono le forze armate israeliane a bombardare la città siriana di Latakia il 5 luglio scorso, con l’intento, probabilmente, di distruggere dei missili Yakhont di produzione russa. Lo riferisce la CNN, citando tre funzionari Usa. Le esplosioni, di cui gli osservatori diedero notizia il 5 luglio, sono da attribuire, dicono le fonti, a raid aerei delle forze israeliane contro alcuni depositi di armi della città portuale siriana e, in particolare per distruggere i missili russi Yakhont che Israele considera una minaccia per le sue forze navali nel mediterraneo orientale. Le forze armate israeliane non hanno voluto commentare le notizie date dall’emittente televisiva Usa.

Israele ha lanciato un certo numero di raid aerei all’interno del territorio siriano da quando è iniziato il conflitto in Siria, dicendo che lo scopo era essenzialmente di evitare che armi sofisticate possano cadere in mano di gruppi militanti. Tel Aviv si preoccupa, in particolare, di impedire che questi armamenti finiscano in mano delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, strette alleate di Assad e acerrime nemiche di Israele.