Roma, 14 luglio 2013  - “Sono ben consapevole della gravità di questa vicenda e della pessima figura fatta dall’Italia”. Così il ministro degli Esteri Emma Bonino in un colloquio su un quotidiano a proposito dell’espulsione di Alma Shalabayeva, moglie dissidente kazako Muhktar Ablyazov, allontanata dall’Italia insieme alla figlia di sei anni lo scorso 31 maggio. E circa le sue possibili dimissioni da ministro, Bonino specifica: “Il 31 maggio, quando ho saputo di questa storia, quella poveretta era già in Kazakistan, non sarebbe servito a nulla un gesto politico di quel tipo”. “Tutto quello che posso fare, io lo farò” promette il ministro e aggiunge “Qualcuno dovrà pagare, dovrà dire davanti all’opinione pubblica: sì, sono stato io”.

Intanto Alfano promette: Cadranno delle teste".

Emma Bonino racconta di aver informato il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il premier Enrico Letta della vicenda Shalabayeva una volta venutane a conoscenza, il 31 maggio, quando la donna era già in Kazakistan. "Qualcuno dovrà pagare", afferma Bonino, che spiega di non aver pensato alle dimissioni: ‘’Quando ho saputo di questa storia quella poveretta era già in Kazakistan, non sarebbe servito a nulla un gesto politico di quel tipo’’.

"Resto convinta che a livello politico i ministri non fossero informati, il che è ancora peggio per certi aspetti”. “Evidentemente la pressione da parte del Kazakistan è stata fortissima, ma si è scaricata ai livelli più bassi”. Il ministro degli Esteri quindi azzarda un’ipotesi: “Può darsi che abbiano approfittato del vuoto di potere al vertice degli apparati prima del 31 maggio”. Il 31 maggio infatti il Consiglio dei ministri nomina il nuovo capo della polizia che prenderà possesso dell’ufficio soltanto il giorno successivo.

EPIFANI: ALFANO CHIARISCA COSA SAPEVA - “Prima di chiedere le dimissioni di qualcuno per le responsabilità politiche, voglio sapere quali siano le responsabilità funzionali”. Così il segretario del Pd Guglielmo Epifani in un’intervista a un quotidiano a proposito del ruolo del ministro degli Interni Angelino Alfano nella vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva, moglie dissidente kazako Muhktar Ablyazov, allontanata dall’Italia insieme alla figlia di sei anni lo scorso 31 maggio. “Se dal capo del governo ai ministri interessati erano tutti all’oscuro - conclude - la vicenda non quadra”.

AMBASCIATORE KAZAKO - ‘’Il signor Ablyazov è un criminale, non un perseguitato politico, solo che è molto ricco, sta pagando sicuramente i giornali per parlare di questo caso. E voi adesso per dare addosso a Berlusconi seguite questa campagna, tutto quello che Berlusconi ha toccato deve essere coinvolto’’. Lo afferma l’ambasciatore kazako in Italia, Andrian Yelemessov. ‘’L’espulsione è stata corretta. Le autorità italiane hanno semplicemente seguito le vostre leggi; se il governo ha cambiato idea benissimo, ma noi abbiamo chiesto la cattura di un criminale’’, dice Yelemessov. ‘’Ablyazov è fuggito dal Kazakhstan portandosi 15 miliardi di dollari, i suoi complici sono sotto accusa e ricercati come lui, l’Interpol lo ricercava e per questo la polizia italiana aveva provato a catturarlo. La bella favola dell’oppositore perseguitato - dichiara - si sgonfierà, e voi capirete chi è questo criminale’’. L’ambasciatore assicura quindi che ‘’la signora Shalabayeva e la figlia non subiranno nessuna persecuzione nel mio paese. La madre ha solo l’obbligo di firma, neppure gli arresti domiciliari’’.

CASSON: SI INDAGHI SU AMICIZIA TRA BERLUSCONI E DITTATORE KAZAKO  -  "Il collegamento fatto dalla stampa il tra il perseguitato Ablyazov, il dittatore kazako e la sua amicizia con l’ex premier Berlusconi getta un’ombra più pesante: va chiarita fino in fondo’’. Lo dice il senatore del Pd, Felice Casson intervistato dall’Huffington Post dove annuncia: ‘’ Farò un’interrogazione per capire dal premier cosa intende fare, come intende muoversi’’. Per Casson infatti, non è ‘’sufficiente affidare l’indagine interna al ministro Alfano. Non lo può fare il ministro dell’Interno che è sotto accusa nella stessa vicenda’’.

IL GOVERNO VUOLE CHIUDERE LA POLEMICA  - La parola d’ordine è “chiudere in fretta” un caso che non solo sta imbarazzando il governo a livello internazionale ma che rischia anche di provocare progressivi cedimenti strutturali della maggioranza. L’irritazione corre forte dalla Farnesina a palazzo Chigi, passando per il Viminale nei cui ambienti con tutta probabilità verrà individuato il “colpevole” di questa operazione che assomiglia sempre di più ad una ‘spy story’ in salsa italiana.

“Come se ne esce? Verrà scaricato un funzionario a livello intermedio, tra Digos, immigrazione o uno dei tanti che hanno messo le mani in quest’operazione”, spiega una fonte governativa.

Per ora il governo ha blindato il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano, ben sapendo che una figura di tale peso in un governo di grande coalizione non è sostituibile. Alfano viene ritenuto dalle opposizioni ‘politicamente responsabile’ di quanto avvenuto. Attacchi che hanno provocato la levata di scudi del Pdl in difesa del suo segretario e l’imbarazzato silenzio del Pd di fronte alla ‘copertura’ politica assicurata da Letta.

FARNESINA: NOI NESSUNA COMPETENZA SU ESPULSIONI  - La Farnesina precisa di non avere “alcuna competenza in materia di espulsione di cittadini stranieri, né accesso ai dati” su persone che abbiano ricevuto lo status di rifugiato politico in Paesi terzi. Lo si legge in una nota del ministero degli Esteri sul caso Ablyazov.

“Con riferimento ad alcune interpretazioni apparse su organi di stampa odierni sul provvedimento di espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua - si legge nella nota - la Farnesina ribadisce che: il Ministero degli Esteri non ha alcuna competenza in materia di espulsione di cittadini stranieri dall’Italia né, in base alla normativa, ha accesso ai dati relativi a cittadini stranieri ai quali sia riconosciuto da Paesi terzi lo status di rifugiato politico”.

La Farnesina poi precisa che “la sola prerogativa del ministero degli Esteri è di verificare l’eventuale presenza nella lista di agenti diplomatici accreditati in Italia di nominativi che possano essere di volta in volta segnalati dalle autorità di sicurezza italiane”.

Infine, conclude la nota, “nel caso di specie, in conformità con la prassi vigente, nessuna indicazione è stata fornita alla Farnesina circa i motivi della richiesta di informazioni sull’eventuale status diplomatico della signora Shalabayeva”.