Washington, 24 agosto 2013 - La Casa Bianca sta valutando “uno spettro di opzioni” sulla Siria, dove il regime è sospettato di aver ordinato un attacco chimico nel quale sono morte 1.300 persone. Barack Obama, si legge in un comunicato, ne discute oggi con il team che si occupa di sicurezza nazionale.  “L’intelligence, come avevamo già riferito, sta accertando cosa sia avvenuto in Siria”, spiega la nota, “e una volta fatte le verifiche il presidente deciderà la risposta. Vi è una serie di opzioni disponibili e le decisioni che prenderemo saranno in linea sia con i nostri interessi nazionali sia con gli obiettivi che vogliamo raggiungere in Siria”.

Il Pentagono sta spostando le forze navali statunitensi più vicino alla Siria in vista di una possibile decisione del presidente Barack Obama di ordinare attacchi militari. È quanto ha suggerito il segretario alla Difesa, Chuck Hagel. Il capo del Pentagono ha riferito infatti che Obama ha chiesto al Pentagono di preparare le opzioni militari per la Siria aggiungendo che alcune di queste opzioni “richiedono il posizionamento delle nostre forze”.

Hagel si è però rifiutato di descrivere qualsiasi movimento specifico delle forze Usa. “Il dipartimento della Difesa ha la responsabilità di fornire al presidente le possibilità per le varie eventualità e questo richiede il posizionamento delle nostre forze e dei nostri asset, in modo da essere in grado di potere portare a termine varie opzioni, a seconda di quelle che il presidente potrebbe scegliere", ha spiegato il capo del Pentagono.

IL MODELLO KOSOVO - Gli Stati Uniti vedono nella guerra aerea della Nato in Kosovo del 1999 il modello per un possibile intervento militare in Siria per rispondere agli attacchi con armi chimiche. A riferirlo è il New York Times, secondo il quale l’amministrazione Obama sta studiando l’intervento di 14 anni fa contro la Serbia come precedente su cui fondare "un’azione senza il mandato delle Nazioni Unite", visto il probabile veto della Russia a qualsiasi intervento. Il Kosovo, rileva il quotidiano Usa, ha molte analogie con la Siria perché anche lì c’erano state stragi di civili e la Russia aveva legami di lunga durata con il governo che ne era considerato responsabile. “Nel 1999 il presidente Bill Clinton aveva usato l’appoggio della Nato e il fondamento logico di tutelare una popolazione vulnerabile per giustificare 78 giorni di incursioni aeree”, ha osservato il Nyt. Fonti dell’Amministrazione Obama hanno però precisato che si tratta solo di valutazioni preliminari in quanto non c’è ancora alcuna decisione su un eventuale intervento militare.

 

VERTICE ALLA CASA BIANCA - Barack Obama ha convocato alla Casa Bianca per il fine settimana i suoi consiglieri per la sicurezza per discutere sulle opzioni americane, inclusa un’azione militare, contro il regime siriano, accusato di aver usato armi chimiche contro i civili. Lo hanno reso noto fonti dell’Amministrazione Usa. Per il presidente americano sarà il primo incontro con i responsabili della politica estera e di difesa da quando mercoledì scorso le forze di Bashar al-Assad avrebbero sferrato un attacco con il gas nervino in un sobborgo di Damasco. Fonti dell’Amministrazione hanno messo in guardia dall’attendersi che la riunione del weekend produca una decisione finale su un eventuale intervento militare. Agli incontri alla Casa Bianca, però, dovrebbe partecipare anche il generale Martin Dempsey, il capo di Stato maggiore interforze, proprio per illustrare le possibili opzioni militari. Lo stesso Dempsey nei giorni scorso aveva espresso perplessità su un eventuale attacco contro le forze lealiste affermando che i ribelli non appoggiano gli interessi americani.

COLLOQUIO OBAMA-CAMERON - Il presidente americano Barack Obama e il primo ministro inglese David Cameron si sono confrontati telefonicamente sulla situazione in Siria. Lo comunica la Casa Bianca, riferendo che i due hanno espresso "grave preoccupazione" rispetto all'ipotetico ricorso ad arsenali chimici nel conflitto siriano.

STOP DELLA GERMANIA - Arriva però lo stop della cancelliera tedesca Angela Merkel che è contro un intervento militare in Siria: "non seguiamo la strada di una soluzione militare", ha dichiarato a Berlino il portavoce governativo, Steffen Seibert. "Non crediamo che sia possibile risolvere (il conflitto) dall’esterno, crediamo invece che debba essere trovata una soluzione politica". Poco prima la Merkel aveva salutato l'appoggio della Russia a una commissione indipendente per accertare l'eventuale impiego di armi chimiche in Siria. La cancelliera aveva anche sollecitato che venga garantito rapido accesso agli ispettori Onu nei luoghi teatro di un possibile uso di queste armi.

SIRIA, ACCUSE AI RIBELLI - Il regime siriano, dal canto suo, punta il dito contro i miliziani che dal marzo 2011 combattono contro le forze armate regolari. “Agenti chimici sono stati trovati in un tunnel utilizzato dai ribelli”, ha fatto sapere il canale televisivo di Stato. Nella capitale siriana era arrivata in mattinata l’inviata dell’Onu Angela Kane, che farà pressioni sul Damasco affinché consenta l’accesso illimitato ai siti in cui l’attacco con il gas sarebbe avvenuto.

MEDICI SENZA FRONTIERE - Circa 355 pazienti con "sintomi neurotossici" sono morti in Siria negli ospedali dove opera Medici senza frontiere e dove, dal 21 agosto scorso, sono state curate circa 3.600 persone. Lo ha reso noto oggi l'organizzazione in una nota. "I sintomi che sono stati segnalati, il modello epidemiologico di questo evento - caratterizzato dall'enorme afflusso di pazienti in un periodo di tempo molto breve, la provenienza dei pazienti e la contaminazione dei soccorritori e del personale che ha fornito il primo soccorso - suggeriscono fortemente la massiccia esposizione a un agente neurotossico", ha sottolineato Msf, prima fonte indipendente a confermare l'uso di armi chimiche nella regione di Damasco.

ENTRO POCHI GIORNI UNA PRIMA CONCLUSIONE DELLA CIA  - Il crescente consenso all’interno della comunità internazionale sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco si basa sugli elementi raccolti dalle reti di informatori presenti nelle roccaforti dei ribelli siriani, che stanno fornendo campioni di tessuto e prove video alle agenzie di intelligence occidentali e mediorientali. E’ quanto hanno riferito al Wall Street Journal funzionari americani, europei e arabi. Alcune fonti hanno sottolineato come, grazie a tali prove, l’intelligence americana potrebbe arrivare a una conclusione certa su quanto accaduto il 21 agosto scorso nella regione di Damasco nell’arco di pochi giorni. Stando a quanto precisato dal Wsj, le intelligence di più Paesi, comprese quelle di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, raccolgono le prove ognuna attraverso le proprie reti di informatori, per poi comparare i risultati, nel tentativo di arrivare a una conclusione certa usando campioni diversi.

CAPO SPIRITUALE DEGLI ARMENI CATTOLICI - “Sulla crisi in Siria si dicono solo menzogne”. Lo denuncia padre Antranig Ayvazian, arrivato al meeting di Rimini in qualità di capo spirituale degli armeni cattolici dell’alta Mesopotamia, nord Siria. Padre Ayvazian, intervistato dal quotidiano del meeting, confuta le notizie che provengono da quella nazione. “Il 99% di quello che si dice su Assad - sottolinea - non corrisponde alla verità. L’occidente non parla mai di quello che avviene in Arabia Saudita, dove non ci sono sindacati, l’emiro fa quello che vuole e le donne sono considerate nulla, mentre la civilissima Siria catalizza l’attenzione di tutto il mondo

Ci si è mai chiesti chi sono i ribelli che combattono? Provengono da 80 paesi del mondo, la maggior parte neanche conosce l’arabo. Io personalmente ho incontrato dei ceceni. Vengono sostenuti da America, Francia, Inghilterra e Israele”. Secondo il sacerdote la Siria è un obiettivo da colpire perché è “storicamente amica della Russia, non ha debiti col mondo, quindi è interesse della Banca internazionale concedere prestiti, e ha un livello di produzione altissima”. “Prima del 2011 - racconta il sacerdote - la Siria era un esempio di laicità e di convivenza fra religioni. Nessuno ti chiedeva di che religione eri. Da quando ci sono i ribelli devo girare in borghese e celebrare di nascosto. Prima, tutto questo non accadeva”.

FRANCIA - La Francia ha accusato esplicitamente il regime siriano di aver utilizzato armi chimiche nell’attacco di mercoledì in cui, secondo i ribelli, il gas nervino ha fatto 1.300 morti. “Tutte le nostre informazioni convergono su un punto: c’è stato un attacco chimico nell’area di Damasco e il regime di Bashar al-Assad ne è responsabile”, ha detto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, durante una visita in Cisgiordania. 

IRAN - L’Iran mette in guardia contro “qualsiasi intervento militare” in Siria e denuncia come l’uso di armi chimiche nella strage di mercoledì sia stato compiuto dai ribelli: “esistono le prove” di questo, afferma il portavoce della diplomazia iraniana Abbas Araghchi. Il presidente dell’Iran, Hassan Rohani, ha menzionato l’uso di “agenti chimici” in Siria qualche giorno dopo la morte di decine di siriani in un attacco nei pressi di Damasco. Il leader della repubblica islamica ha parlato della morte di innocenti “molto dolorosa”. “La situazione che domina oggi in Siria, e la morte di un certo numero di innocenti provocata da agenti chimici, sono molto dolorose”, ha dichiarato il presidente iraniano Rohani secondo il sito del governo di Teheran.