Londra, 26 agosto 2013 - Il presunto attacco con il gas del 21 agosto a Damasco, che secondo l’opposizione siriana ha causato 1.300 morti, ha accelerato il corso degli eventi: secondo i media britannici (Daily Telegraph e Daily Mail) Stati Uniti e Gran Bretagna decideranno a breve come procedere al primo attacco missilistico contro il regime siriano.

Per le due testate britanniche la scossa allo status quo (il conflitto è iniziato a marzo del 2011) sarebbe frutto della lunga telefonata odierna (40 minuti) tra Barack Obama e David Cameron in cui i due leader avrebbero deciso di prendere una decisione “entro 48 ore” ipotizzando un attacco entro al massimo “10 giorni”.

Ma al termine di una giornata in cui la possibilità dell’intervento militare contro il Paese mediorientale è diventata più che mai concreta, il segretario di Stato americano, John Kerry, ha rilasciato una dichiarazione utile a prendere tempo in vista del rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite che oggi hanno visitato il sito dell’attacco chimico di sei giorni fa nella regione di Goutha.

Il regime siriano ha “qualcosa da nascondere”, ha detto Kerry. In Siria, ha sottolineato il segretario di Stato, “c’è stato un attacco chimico su larga scala, indiscriminato” e che “ha scosso la coscienza del mondo. Gli alleati, ha aggiunto il capo della diplomazia Usa, stanno valutando “ulteriori informazioni” su quanto è accaduto e il presidente Barack Obama ritiene che chi ne è responsabile debba essere chiamato a risponderne. Obama assumerà una decisione informata su come rispondere all’uso di armi chimiche, ha precisato il segretario di Stato.

L’uso di armi chimiche è innegabile e ci ‘’sono pochi dubbi’’ sul fatto che sia stato il governo di Assad a usarle: ‘’continuiamo a rivedere le opzioni con i consiglieri nazionali, i partner internazionali e il Congresso’’, ha aggiunto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, sottolineando che Obama non ha ancora deciso.


NATO - E' arrivata anche la denuncia della Nato. Un alto funzionario ha detto all'Ansa: ‘’Qualunque utilizzo confermato di armi chimiche sarebbe completamente inaccettabile e una chiara violazione del diritto internazionale’’, per questo ‘’è importante che la squadra Onu debba avere accesso all’area per indagare’’.

‘’Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi e siamo profondamente preoccupati dall’uso presunto di armi chimiche’’, ha sottolineato poi l’alto funzionario dell’Alleanza atlantica, definendo ‘’orribili’’ i resoconti che ne parlano. 

Oggi è iniziata anche la missione degli ispettori Onu alla ricerca di tracce del gas nervino. Ma da Washington, Londra e Parigi sono state già messe le mani avanti: il via libera è tardivo perché con ogni probabilità i tecnici del Palazzo di Vetro non troveranno nulla perché è trascorso troppo tempo

Washington e Londra hanno già nella regione forze militari potenti. Gli Usa hanno schierato nel Mediterraneo nelle vicinanze delle acque siriane 4 cacciatorpedinieri della classe Arleigh Burke armati ognuno con 96 missili da corciera Tomahawk in grado di colpire con estrema precisione bersagli a 2.500 km di distanza, gli stessi usati per martellare la Libia di Muammr Gheddafi nel 2011. 

CASA BIANCA: NESSUN ATTACCO IMMINENTE - Ma fonti della Casa Bianca, seppure sotto la copertura dell’anonimato, si erano già affrettate in giornata a smentire le indiscrezioni riferite dalla stampa britannica. “Il presidente Obama non ha preso alcuna decisione di passare all’azione sul piano militare”, avevano tagliato corto le fonti presidenziali riservate da Washington.

FRANCIA: UNA REAZIONE NEI PROSSIMI GIORNI - Intervistato dalla radio Europe 1 su una possibile “reazione di forza", il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha affermato che una decisione in questo senso “non è stata ancora presa”: “bisogna modulare le reazioni e questo sarà concordato nei prossimi giorni”.

GB, HAGUE: ATTACCO ANCHE SENZA OK DELL'ONU - Una risposta all’uso di armi chimiche da parte del regime siriano “è possibile anche senza l’unanimità del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, ha affermato invece il ministro degli Esteri britannico, William Hague in un’intervista alla Bbc. “Altrimenti sarebbe impossibile risposte a questi oltraggi, questi crimini. Penso che si tratti di una situazione non accettabile”.

Il governo britannico è pronto a richiamare i deputati in Parlamento prima del rientro previsto in modo da potere discutere di qualsiasi tipo di azione relativo alla Siria, ma comunque “si riserva la possibilità di intraprendere azioni molto rapidamente se necessario”, ha aggiunto un portavoce del premier britannico.

IDEM LA TURCHIA - Anche La Turchia parteciperà a qualsiasi coalizione internazionale che decida di intervenire in Siria anche se non sarà possibile raggiungere un più vasto consenso nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Lo ha detto oggi il ministro degli esteri turco Ahmet Davotoglu.

ASSAD: ASSURDO, GLI USA FALLIRANNO - Ma lo stesso presidente siriano Assad ha affermato che le accuse rivolte dall’occidente al regime sul presunto uso di armi chimiche costituiscono un “insulto al buon senso”, avvertendo che gli Stati Uniti sono destinati a fallire se attaccassero il suo Paese. 

I leader dei Paesi occidentali non si avventureranno in una lunga operazione militare in Siria perché tutti ‘’capiscono che gli sviluppi nel Paese non sono una rivoluzione popolare o una domanda di riforme. Questo è terrorismo’’, ha sostenuto il presidente siriano.

DURO MONITO IRAN - Duro monito dell’Iran a Barack Obama contro un possibile intervento militare in Siria. “Se gli Stati Uniti attraversano questa linea rossa, ci saranno pesanti conseguenze”, ha avvertito il vice capo di Stato maggiore delle forze armate, Massoud Jazayeri, citato dall’agenzia Fars. 

MOSCA, LAVROV: ATTACCO E' VIOLAZIONE DIRITTO INTERNAZIONALE  - Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha avvertito che un intervento militare in Siria senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu rappresenterebbe “una grave violazione del diritto internazionale”.

TELEFONATA PUTIN-CAMERON - Il presidente russo Vladimir Putin e il premier britannico David Cameron hanno avuto un colloquio telefonico sulla sitauzione in Siria: lo hanno reso noto fonti del Cremlino. Il colloquio è avvenuto "su iniziativa britannica" e ha riguardato "essenzialmente la situazione in Siria dopo le informazioni pubblicate dai mezzi di informazione su un presunto ricorso alle armi chimiche nei pressi di Damasco", si legge nel comunicato diffuso dal Cremlino.

BONINO: VALUTARE BENE L'INTERVENTO  - Prima di un’eventuale iniziativa militare in Siria bisognerebbe “pensarci mille volte” perché “le ripercussioni potrebbero essere drammatiche”. E’ il monito lanciato dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, parlando a Radio Radicale. “Ad oggi credo che un intervento militare” in Siria “senza la copertura legale del Consiglio di sicutrezza dell’Onu non sia praticabile". Invece una campagna internazionale per l’esilio del presidente siriano Bashar al Assad o il suo deferimento alla Corte penale internazionale “potrebbero evitare l’intervento militare” e lo spargimento di altro sangue, ha aggiunto la Bonino.

SUMMIT A PALAZZO CHIGI - A palazzo Chigi riunione sugli "ultimi aggiornamenti sulla vicenda della Siria" tra il premier Enrico Letta, il ministro degli Esteri Emma Bonino, della Difesa Mario Mauro e il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Dal governo arriva una “condanna totale dell’atteggiamento del regime” di Damasco ed emerge “la valutazione che si è oltrepassato il punto di non ritorno”. “Ci sono stati e ci saranno nelle prossime ore contatti con gli alleati europei e statunitensi: l’Italia auspica una soluzione in ambito multilaterale”. 

CECCHINI DI ASSAD SPARANO SU ISPETTORI ONU IN MARCIA VERSO IL SITO DEI GAS  - Gli ispettori dell’Onu incaricati di far luce sull’impiego di armi chimiche in Siria hanno visitato l’oasi di Ghouta, alla periferia est di Damasco, bersaglio del presunto attacco al gas nervino. L’ispezione è stata preceduta da un incidente, quando alcuni cecchini “hanno deliberatamente aperto il fuoco a più riprese all’indirizzo del primo veicolo dei sei veicoli del convoglio, “nell’area della zona-cuscinetto” alle porte della capitale. A denunciarlo gli spari è stato un portavoce del Palazzo di Vetro, Martin Nesirky, che ha aggiunto che non ci sono stati feriti anche se il convoglio è dovuto rientrare per sostituire il veicoli colpito che era stato messo “fuori uso”.

Gli ispettori sono comunque “tornati indietro incolumi fino al posto di blocco governativo”, ha sottolineato Nesirky: una volta rimpiazzata l’auto” danneggiata, hanno ripreso il loro percorso. “Va messo ancora una volta in evidenza”, ha ammonito il portavoce, “che tutte le parti in causa debbono offrire la propria collaborazione, in modo che la Squadra sia in grado di svolgere in suo importante lavoro in condizioni di sicurezza”.

Il regime di Bashar al-Assad ha accusato i ribelli per l’attacco. Il ministero per l’Informazione, ha attribuito l’agguato a non meglio precisati “terroristi” mentre per i ribelli l’agguato è opera delle forze lealiste.
Gli ispettori, che indossavano caschi e giubbotti antiproiettile, sono poi entrati nella città di Moadamiyet al-Sham, scortati da civili e da alcune guardie di sicurezza.

Lì “hanno visitato la sede della Croce Rossa, dove hanno incontrato alcuni medici”, ha comunicato via skype Abu Nadim, un attivista della provincia di Damasco. Dopo la visita ad alcuni luoghi e edifici colpiti, gli ispettori hanno parlato con alcuni feriti a cui hanno prelevato campioni di sangue e di capelli. Poi sono tornati verso l’hotel dove alloggiano a Damasco. 

DAMASCO INVECE ACCUSA I CECCHINI RIBELLI - Il regime siriano ha accusato i ribelli di aver sparato sugli ispettori dell’Onu che si stavano recando alla periferia di Damasco. “I membri dell’equipe delle Nazioni unite sono stati presi di mira da colpi d’arma da fuoco sparati da dei gruppi terroristi mentre entravano nella regione della Moadamiyat al Sham”, a sud ovest di Damasco, ha riportato la televisione di Stato siriana.

"PADRE DALL'OGLIO E' IN GRAVE PERICOLO" - “Sappiamo con certezza solo che padre Paolo è in grave pericolo”. A lanciare l’allarme l’agenzia Fides, organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, citando alcuni “giovani di Raqqa”, la città del nord della Siria - a circa duecento chilometri da Aleppo - nella quale il sacerdote è scomparso il 5 agosto.