Washington, 29 agosto 2013  - Barack Obama ha dichiarato di non aver ancora preso una decisione sull’intervento militare in Siria, ma di ritenere che un attacco "mirato e limitato" possa essere sufficiente per inviare un messaggio al regime di non usare più le armi chimiche. ma il presidente Usa, così come quello britannico, precisano che la situazione è differente "rispetto all'Iraq" e che si può utilizzare un approccio "che non sia una ripetizione della guerra in Iraq".

Intanto fonti dell’Amministrazione Obama hanno riferito che oggi la Casa Bianca informerà alcuni rappresentanti del Congresso Usa sulle informazioni riservate di intelligence che indicano le responsabilità del regime nell’attacco chimico del 21 agosto a est di Damasco.

"Se con un colpo di sterzo diciamo in modo chiaro e deciso ma anche molto limitato di 'smetterla', questo può avere un impatto positivo sulla nostra sicurezza nazionale a lungo termine", ha spiegato il presidente americano in un’intervista alla tv Pbs. Alla domanda se l’attacco fosse già stabilito, Obama ha frenato: "Non ho ancora preso una decisione". Dalle ultime indiscrezioni trapelate dalla Casa Bianca, sembra comunque che gli Usa attenderanno che gli ispettori Onu che indagano sull’attacco chimico lascino la Siria ed è quindi probabile che un eventuale attacco slitti alla prossima settimana.

PARLAMENTO GB - Il Parlamento britannico ha detto no all’intervento del governo a sostegno di un eventuale intervento in Siria.  La mozione del governo del premier David Cameron è stata bocciata con 285 voti contro 272. "Agirò in accordo con il Parlamento" ha commentato subito dopo il voto Cameron.

CONSIGLIO SICUREZZA ONU - In serata la riunione dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu, si è concluso senza alcun segno di progressi. Il vertice è finito dopo meno di un’ora, con gli ambasciatori di Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Usa che si sono allontanati velocemente senza fare commenti. È la seconda volta in due giorni che le cinque potenze si incontrano e interrompono i colloqui senza progressi. Ieri hanno discusso la proposta di risoluzione del Regno Unito, con cui autorizzare una azione militare in Siria in risposta al presunto attacco chimico del 21 agosto. La Russia continua a essere fermamente contraria. L’ambasciatore britannico, Mark Lyall Grant, scuro in volto, ha risposto un secco "no comment". Gli altri ambasciatori non hanno parlato ai giornalisti.

LA CORSA AGLI ARMAMENTI - Una nave lanciamissili statunitense, con 4 elicotteri ed equipaggiamenti per sottomarini, ha attraversato il canale di Suez, diretta verso le coste siriane. Lo rendono noto fonti ufficiali egiziane. La decisione sull'attacco ancora contro il regime di Assad non c'è ma si continua a rafforzare il dispositivo di fuoco davanti alle coste siriane. Il pentagono ha inviato in zona un quinto cacciatorpedinere della classe Arleigh Burke armato con un massimo di 96 missili da crociera Tomahawk. La nuova unità è la Uss Stout. SI trova gia nel Mediterraneo e si sta "spostando verso est" per affiancarsi alle unita' gemelle, Uss Mahan , Uss Barry, Uss Gravely e Uss Ramage, tutte appartenenti alla VI flotta. Sono tutte dotate del modernissimo sistema di difesa e lancio Aegis, una sorta di super radar in grado di individuare ed intercettare contemporaneamente fino a 100 obiettivi ma anche di coordinare il fuoco delle armi di bordo. 

ISPETTORI ONU VIA SABATO - Gli ispettori Onu impegnati nell’indagine sull’impiego di armi chimiche in Siria proseguiranno il loro lavoro fino a venerdì e lasceranno Damasco da sabato mattina. A riferirlo il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon.

LA RUSSIA: SFIDA ALLA CARTA - La Russia ha avvertito che un intervento militare in Siria rappresenterebbe "una sfida aperta" alla Carta delle Nazioni Unite. "I piani annunciati da alcuni Paesi per sferrare un attacco alla Siria sono una sfida aperta alle norme basilari della Carta dell’Onu e ad altre norme del diritto internazionale", ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo, Ghennady Gatilov, nel corso di un colloquio con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-moon all’Aja.

LE MANOVRE DI MOSCA - La Russia rafforzerà la sua squadriglia navale nel Mediterraneo, inviando nei prossimi giorni una nave anti sommergibile della flotta del Nord e l’incrociatore lanciamissile Moskva della flotta del Mar Nero: lo ha riferito una fonte della Stato maggiore russo, citato dall’agenzia Interfax.

HOLLANDE - Il presidente francese, Francois Hollande, ha dichiarato che tutto il possibile deve essere fatto in Siria per trovare una soluzione politica, al termine di un incontro con il presidente della Coalizione nazionale siriana (opposizione).

LA FRANCIA INVIA UNA FREGATA - La Francia ha inviato la fregata Chevalier Paul al largo della Siria. Stando a quanto riportato oggi da Le Point, la nave ha lasciato Tolone per unirsi alla flotta internazionale presente al momento nei pressi delle coste siriane, tra cui quattro fregate americane e diversi sottomarini americani e britannici. Secondo Le Point, la fregata potrebbe fungere da protezione ai bombardieri francesi e alleati.

GRAN BRETAGNA - Sei aerei da caccia della Raf sono stati dispiegati a Cipro "come misura precauzionale" per proteggere gli interessi britannici nella regione, riferisce il ministro della Difesa britannico. Le prove della responsabiità del regime di Assad "sono sotto i nostri occhi", ha detto Cameron presentando in Parlamento la mozione sulla Siria. Ma sarebbe "impensabile" un’azione militare in caso di ‘’vasta opposizione’’ al consiglio di sicurezza dell’Onu, ha aggiunto Cameron, sottolineando tuttavia che l’approvazione dell’Onu non costituisce l’unica base legale per un intervento.

L'ITALIA - La comunità internazionale deve muoversi dentro l'"architettura di legalità" dell’Onu, la discussione su cosa fare in Siria "non è semplice", considerate le posizioni di Cina e Russia, ma "la comunità internazionale deve essere netta" nella condanna al regime di Assad. Lo ha detto Enrico Letta durante la trasmissione 'Radio anch'io'. "Se le Nazioni Unite non ci sono l’Italia non parteciperà" ad una eventuale azione contro la Siria, ha ribadito il presidente del Consiglio, "ma il dato politico di condanna" contro il regime di Assad "è molto netto".

"NESSUNA IRRITAZIONE DI USA E FRANCIA" - Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha smentito che vi sia "irritazione" da parte di Stati Uniti o Francia per la contrarietà italiana a un intervento militare in Siria senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. "La posizione italiana non suscita nessun elemento di irritazione sia tra i francesi che tra gli americani", ha assicurato la titolare della Farnesina al termine di un colloquio a Parigi con il collega francese, Laurent Fabius, "anzi ci sono elementi di comprensione delle differenze che si basano su motivazione sostanziose". Alcuni organi di stampa avevano parlato in particolare di un’irritazione Usa per la contrarietà dell’Italia a concedere l’uso delle basi. "La comunità internazionale", ha osservato Bonino, "è spesso colpevole di non intervento, ma altrettanto spesso è colpevole di interventi non propriamente ragionati”.

ASSAD: USCIREMO VINCITORI - Usciremo "vincitori" da questo "storico scontro": lo ha detto il presidente Bashar al Assad, citato stamani dal quotidiano libanese al Akhbar vicino al movimento sciita Hezbollah, che combatte in Siria a fianco delle forze lealiste. “Un attacco alla Siria rafforzerà i nostri animi”, ha aggiunto il presidente Bashar al Assad, citato dalla Tv di Stato, aggiungendo che “la Siria si difenderà da ogni aggressione straniera”. 

NUOVA MINACCIA DELL'IRAN - In caso di un attacco in Siria "Israele brucerà". La minaccia, riportata da Press Tv arriva dal vice capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Masoud Jazayeri. Che aggiunge: L’eventuale azione "di Usa e Gran Bretagna contro la nazione siriana innocente è in realtà un’operazione sionista".

REPLICA PERES - "Israele non è coinvolto nella guerra civile siriana, ma se provano a colpirci risponderemo a piena forza". Così il presidente Shimon Peres ha risposto alle minacciate ritorsioni contro Israele.