Washington (Usa), 7 settembre 2013 - Obama, nel tradizionale discorso del sabato, torna sul tema Siria. Il presidente ha spiegato agli americani che il regime di Assad è “responsabile” del peggior attacco con armi chimiche del 21esimo secolo. “Noi siamo gli Stati Uniti e non possiamo chiudere gli occhi davanti alle immagini che abbiamo visto”, anche se è accaduto “dall’altra parte del mondo”.

AZIONE LIMITATA - Un’azione limitata, senza truppe di terra: "Non sarà un altro Iraq o un altro Afghanistan". Barack Obama sottolinea che "qualsiasi azione" contro il regime siriano sarà limitata, in termini di portata e di tempo’’.

"SE UNITI SAREMO PIU' FORTI"  - Una decisione "solenne" non presa alla leggera. Così Barack Obama spiega la sua decisione di agire militarmente contro il regime siriano. “Come leader della più antica democrazia costituzionale al mondo, so che il nostro Paese è più forte e le nostre azioni più efficaci se agiamo insieme. E' per questo che ho chiesto al Congresso" di votare.

LE ARMI CHIMICHE UNA MINACCIA ANCHE PER USA  - ‘’Non solo un attacco alla dignità umana” ma anche una “seria minaccia alla nostra sicurezza nazionale. C’è un motivo perché i governi che rappresentano il 90% della popolazione mondiale” si sono accordati sul divieto di uso di armi chimiche. Lo afferma il presidente americano Barack Obama, sottolineando che le armi chimiche non causano solo morte e distruzione ma possono cadere nelle mani di terroristi che vogliono “farci male”.

SONDAGGIO, LA CAMERA USA VERSO IL NO - Soltanto 31 dei 433 membri della Camera Usa sono a favore o propendono per un intervento militare in Siria, mentre circa 185 deputati sono decisamente contrari o tendono a opporsi al piano del presidente Usa Barack Obama. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Associated Press. Circa la metà dei deputati e un terzo dei 100 senatori resta invece indecisa in vista dei voti sulla proposta, che potrebbero tenersi già la settimana prossima.

KERRY A VILNIUS INCONTRA MINISTRI DEGLI ESTERI UE - Il segretario di Stato americano, John Kerry, è arrivato a Vilnius per incontrare i ministri degli Esteri dell’Unione Europea, e cercarne il sostegno politico per l’intervento militare contro il regime di Bashar al-Assad. Dopo la spaccatura emersa al vertice del G20, conclusosi ieri, anche i Ventotto appaiono divisi sull’operazione armata. Kerry, che è stato accolto nella sede dove si svolgono i lavori da ‘madame Pesc’ Catherine Ashton, alto rappresentate per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, non si è fermato a parlare con i giornalisti al momento di entrare nella riunione. Quest’ultima si tiene a livello informale nella capitale della Lituania, Repubblica baltica che detiene la Presidenza semestrale di turno dell’Unione.

ASHTON: UE PER RISPOSTA CHIARA E FORTE  - La diplomazia europea esige una “risposta chiara e forte” agli attacchi con armi chimiche in Siria, la cui responsabilità viene addebitata al regime di Damasco. Parlando al termine dell’incontro tra i ministri degli Esteri dei 28 Paesi dell’Unione europea con il Segretario di Stato americano John Kerry, la responsabile della diplomazia europa, Catherine Ashton, ha dichiarato: “Vogliamo vedere una risposta chiara e forte”.

KERRY RINGRAZIA L'EUROPA: DICHIARAZIONE FORTE - Il segretario di Stato Usa John Kerry plaude all’Europa dicendosi “molto grato per la forte dichiarazione” dei Paesi Ue sulla Siria e sottolineando che il testo chiede che i responsabili dell’attacco chimico rendano conto delle loro azioni. Kerry ha parlato da Vilnius dove ha preso parte alla riunione dei ministri degli Esteri dei 28.

KERRY: NON IMPEGNATI AD ATTENDERE L'ONU - Gli Stati Uniti non si sono impegnati ad attendere il rapporto dell’Onu sulle armi chimiche in Siria prima di eventualmente colpire Damasco. Nel corso del meeting dei 28, dove è stato invitato, Kerry “ha detto che farà presente al Consiglio di sicurezza nazionale le raccomandazioni di alcuni membri dell’Ue di attendere i risultati degli ispettori dell’Onu”, ha spiegato all’Afp questa fonte del dipartimento di Stato. Ma il capo della diplomazia americana ha “anche affermato chiaramente che gli Stati Uniti non hanno deciso di attendere” questo rapporto per eventualmente agire, ha precisato.

GERMANIA FIRMA CONTRO ASSAD - La Germania firmerà il documento del G20, di 11 paesi tra cui l’Italia, per una reazione internazionale "forte" contro il regime di Assad dopo l’attacco chimico del 21 agosto. Lo ha affermato il ministro delle Finanze tedesco Guido Westerwelle a margine dei lavori del Consiglio informale Ue di Vilnius. "Dopo aver visto questa eccellente e saggia presa di poizione dell’Ue la Merkel e io stesso abbiamo deciso di sostenere il documento del G20" ha detto Westerwelle.

BONINO: NON SENZA ONU - L’Italia ritiene “strategica” l’alleanza con gli Stati Uniti ma “c’è una differenza sul metodo di reazione” alla crisi siriana. Senza consiglio di sicurezza intervento militare non è pensabile. E’ quanto ha spiegato la titolare della Farnesina Emma Bonino al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri europei a Vilnius, in Lituania, che ha visto come ospite anche il segretario di Stato Usa, John Kerry. “La posizione italiana è che senza Consiglio di sicurezza non è pensabile per il nostro paese un intervento militare. Il sostegno poliico” all’azione degli Stati Uniti “c’è e c’è sempre stato. Il sostegno militare è possibile solo con la delibera del Consiglio di sicurezza”, ha precisato Emma Bonino.

BONINO: ANCHE FRANCIA ATTENDE RAPPORTO ONU -  La Francia è stata ‘’chiarissima’’: attenderà il rapporto degli ispettori dell’Onu prima di partecipare a un’eventuale azione militare in Siria. Lo ha detto Emma Bonino. Bonino ha poi aggiunto di ritenere che gli stessi Stati Uniti terranno conto di questa decisione di Parigi, annunciata ieri dal presidente Francois Hollande a margine del G20 di San Pietroburgo e confermata a Vilnius dal suo ministro degli Esteri, Laurent Fabius.

BONINO: POSSIBILE SOLUZIONE POLITICA - La Conferenza internazionale di pace Ginevra 2, per una fine negoziata della crisi in Siria, non è ancora naufragata del tutto. Lo ha precisato il ministro degli Esteri Emma Bonino. “Non credo né che sia stata archiviata né che non sia più possibile, difficile lo è sempre stata”, ha spiegato la titolare della Farnesina.

INTELLIGENCE USA: IRAN VUOLE COLPIRE AMBASCIATA AMERICANA A BAGDAD-  In caso di raid americani in Siria, l’Iran sarebbe pronto alla rappresaglia, attaccando l’ambasciata Usa a Baghdad. Secondo molti media americani, l’intelligence Usa avrebbe intercettato un messaggio partito dal capo della Qods Force, il braccio paramilitare della Guardia Rivoluzionaria di Teheran, destinato alle milizie sciite presenti in Iraq. L’ordine sarebbe chiarissimo: prepararsi a rispondere con operazioni militari in Iraq, nel caso in cui Obama dovesse lanciare il suo intervento armato contro il regime di Assad. Inoltre, secondo altre fonti, le stesse milizie sciite presenti in tutto l’Iraq avrebbero minacciato una sollevazione armata in tutto il Paese contro centinaia di bersagli associati in qualche modo con la presenza americana nel Paese.