Roma, 10 settembre 2013 - La Siria accetta di mettere sotto controllo internazionale il suo arsenale chimico. "Accogliamo con favore l'iniziativa russa, indotta dalle preoccupazioni della leadership siriana per le vite dei suoi cittadini e la sicurezza del nostro Paese e motivata anche dalla saggezza della leadership russa, che sta tentando di prevenire l'aggressione americana contro il nostro popolo", ha dichiarato il capo della diplomazia siriana Walid al Muallim, reduce dal bilaterale moscovita con il suo omologo russo, Sergei Lavrov. "Se porre sotto controllo internazionale le armi chimiche in questo Paese permetterà di evitare un attacco, allora noi immediatamente ci attiveremo con Damasco", era stata infatti la proposta di Lavrov, sbloccando a sorpresa lo stallo diplomatico tra paesi favorevoli o no favorevoli all'intervento militare contro il regime di Bashar al Assad. Naturalmente non c'è alcuna posizione ufficiale, ma uno spiraglio sì. E neppure tanto piccolo.

L'APERTURA DI OBAMA - "E’ uno sviluppo potenzialmente positivo, se reale’’: così il presidente americano, Barack Obama, in un’intervista alla Cnn ha commentato la proposta russa a Damasco di consegnare il proprio arsenale chimico alla comunità internazionale. ‘’Non vogliamo tattiche dilatorie che riportino a una situazione di stallo" nella crisi siriana. "Seguiremo ogni via diplomatica. Ma il problema non è aver fiducia ma verificare la loro validità. Capire se fanno sul serio". "Assad non ha mezzi credibili per minacciare gli Stati Uniti in caso di rappresaglia. C'è da capire bene cosa sta succedendo. Immagino che anche il Congresso avrà bisogno di tempo per prendere le sue giuste decisioni, penso a settimane’’.  Se si votasse oggi "non sarei molto fiducioso che la mozione possa essere approvata’’. Lo ha ammesso Obama in seguito all’Nbc aggiungendo di "non aver ancora deciso il da farsi" in caso di voto negativo da parte del Congresso sui raid in Siria.

RINVIATO IL VOTO AL SENATO - Il capo della maggioranza democratica al Senato Usa, Harry Reid, ha rinviato il voto della Camera Alta del Congresso sul’azione militare in Siria. Lo riportano i media americani.  Da una settimana, e di nuovo poche ore fa, Reid diceva che il Senato avrebbe votato mercoledì per porre termine al dibattito sui raid militari contro Damasco. Ora questo programma è cambiato alla luce degli ultimi sviluppi sulla proposta russa. Collaboratori del leader democratico hanno detto che la situazione è fluida, perché la Russia sta cercando di aiutare a trovare un modo per evitare l’uso della forza militare americana. Secondo i collaboratori un voto resta ancora probabile entro la settimana.

SEGRETERIA DI STATO - La proposta russa piace al segretario genetale dell'Onu, Bank Ki Moon, che l'accoglie "con favore" e indora la pillola al segretario di Stato, John Kerry, che aveva ipotizzato nelle ultime ore - tuttavia non credendodoci troppo - proprio una sterzata di queste proporzioni: ‘’Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la settimana prossima’’, aveva detto ieri il segretario di Stato Usa, aggiungendo tuttavia che il presidente siriano "non sembra sul punto di farlo’’. Con immediata replica di Assad che, intervistato dalla Cbs, aveva negato ogni addebito: "Non ho usato io le armi chimiche".

L'INTERVISTA -  “La cosa più importante che Assad ha detto, è che non ci sono prove che ‘io abbia utilizzato armi chimiche contro il mio popolo’”, ha aggiunto il giornalista americano Charlie Rose dopo l'intervista realizzata per la Cbs. Passi dell’intervista con il presidente siriano sono stati diffusi questa mattina, la versione integrale sarà trasmessa questa sera da Cbs. Il presidente siriano ha inoltre detto di “non sapere se ci sarà un attacco” in Siria, ha chiarito che i siriani sono preparati al meglio” per rispondere a questa eventualità.

REPORT OO7 TEDESCHI - E che Assad non abbia approvato personalmente il sospetto attacco con armi chimiche dello scorso 21 agosto, che provocò la morte di oltre mille civili alla periferia di Damasco, emerge anche da intercettazioni delle autorità militari tedesche svelate dalla Bild. Alti graduati dell’esercito siriano “reclamano regolarmente da circa quattro mesi attacchi chimici al Palazzo presidenziale a Damasco (ma) queste richieste sono state sempre respinte e l’attacco del 21 agosto non è verosimilmente stato approvato personalmente da Bashar al Assad”, ha scritto il giornale tedesco.

MERKEL - Il cancelliere tedesco Angela Merkel, a 13 gionri dalle elezioni legislative del 22 settembre, ha definito “interessante” la proposta russa di affidare alla comunita’ internazionale il controllo dell’arsenale di armi chimiche del regime siriano.  “Oggi abbiamo avuto una proposta interessante dalla Russia che per la prima volta chiede alla Siria di porre le sue armi chimiche sotto controllo internazionale”, per cui, “spero che ora”, alle parole, “seguano azioni (concrete), che non si limitino al guadagnare tempo”.

RISCHIO QAEDISTA - Non solo. L’edizione domenicale del quotidiano popolare fa affidamento su intercettazioni effettuate da una nave spia dell’esercito tedesco, Oker, che staziona presso le coste siriane. Bild am Sonntag ha inoltre scritto che il presidente dei servizi segreti tedeschi (Bnd), Gerhard Schindler, ha di recente affermato davanti alla commissione Difesa del parlamento tedesco che Assad è in grado di mantenersi ancora per lungo tempo al potere. La sanguinosa guerra civile in Siria “potrebbe ancora durare anni”, aveva detto di fronte ai deputati. L’ispettore generale dell’esercito tedesco, Volker Wieker, aveva a sua volta spiegato davanti alla stessa commissione che l’influenza di al Qaeda in seno alla guerriglia aumenta rapidamente. La svolta russa protegge Assad e non dà spazio ai jihadisti. A qualcuno la soluzione non piacerà. A molti altri sì. Ma ora bisognerà vedere se alle parole seguiranno i fatti.

TURCHIA D'ASSALTO - Intanto la Turchia continua ad ammassare truppe al confine. Schierato dall'inizio della crisi con i ribelli sunniti siriani contro l'ex-amico Bashar al Assad, il premier Erdogan è uno dei principali sostenitori dei piani di attacco americani. Il premier islamico turco si e' dichiarato pronto a partecipare a ''qualsiasi coalizione'' contro Assad, e preme da tempo per un intervento internazionale, non solo 'punitivo' e di durata limitata,ma di lungo respiro, ''come in Kosovo'', che rovesci Assad. Da una settimana Ankara concentra rinforzi lungo il confine siriano, spostando uomini, blindati e missili terra-aria Stinger. L'esercito della Mezzaluna sta costruendo una nuova base sul Monte Kal, che domina la costa mediterranea siriana di Lattakia e il 'paese alawita', fino alla base russa di Tartus. Ma l'attivismo del governo islamico sul fronte della crisi siriana - l'opposizione accusa Erdogan di aiutare anche il Fronte al Nusra, affiliato ad al Qaida - non ha l'appoggio del paese. Secondo un recente sondaggio il 72% dei turchi è ostile a un intervento militare contro Damasco. E i dubbi crescenti sulla responsabilita' del presunto attacco chimico del 21 agosto rischiano di rafforzare ulteriormente il 'fronte del no'.