di Giampaolo Pioli

Difficilmente da due posizioni di debolezza può uscire una soluzione vincente e di forza.  L’accordo tra Usa e Russia per la distruzione delle armi chimiche in Siria raggiunto dopo una lunga maratona notturna a Ginevra potrebbe però dimostrare il contrario. Sia Putin isolato sul fronte interno e attaccato per la repressione dei gay, che Obama in minoranza al Congresso che non vuole altre guerre, escono a testa alta con un patto tra superpotenze che le diplomazie non ricordano da decenni. Sta diventando la settimana della svolta. La Russia ha investito  il suo peso e il suo prestigio su Assad costringendolo a rivelare consegnare e distruggere tutti i suoi depositi proibiti. L’America  ha frenato sull’attacco immediato ma ottiene di presentare all’Onu col consenso anche di Mosca una risoluzione che preveda  l’Uso della Forza se la Siria non manterrà gli impegni mettendo a rischio la sicurezza dei suoi vicini e della comunità internazionale.

Il segretario di stato Kerry  a Ginevra si è inteso molto meglio col ministro degli esteri russo Lavrov di quanto non abbia saputo fare per anni Hillary Clinton. I 7 giorni di tempo che vengono dati ad Assad per presentare l’elenco dei suoi depositi è una scadenza aggressiva e irreversibile concordata da Cremlino e Casa Bianca. Se Putin pensava ad un bluff di Obama con la minaccia dell’intervento armato, alla fine ha capito che era troppo rischioso andare a vedere, sia per Mosca che per Assad. E se Obama era già pronto a bombardare 50 bersagli siriani due settimane fa senza sapere bene che conseguenze si sarebbero scatenate, non ha esitato a tirare il freno mettendo in stand by illimitato tutte le sue navi e gli aerei per dare spazio alla diplomazia, riservandosi l’azione di forza solo come misura estrema da spendere anche  unilateralmente.

La palla adesso è tutta nel campo di Assad. La Russia lo ha salvato da una fine 'libica', però non ha garantito al dittatore il potere permanente del suo regime. La prossima primavera quando la raccolta delle 1000 tonnellate di armi chimiche dovrà concludersi, ci sarà la resa dei conti. Se Assad non accetta, Mosca lascerà fare agli americani non opponendosi più al voto di forza  in Consiglio di Sicurezza. Barack in una sola settimana ha recuperato la centralità dell’Onu e dell’America sulla scena internazionale, tranquillizzato e ricompattato  il Congresso che adesso potrebbe appoggiarlo se la diplomazia fallisse, e tolto gli Stati Uniti dall’isolamento nel quale li aveva spinti la muscolosa pretesa punitiva per la violazione della 'linea rossa' da parte del regime di Damasco. Il compromesso russo-americano, ha portato Assad a confessare i suoi depositi di gas mortali negati per 20 anni e lo costringerà nella prossime ore ad accettare anche la cornice di accordo di Ginevra che contiene praticamente un ultimatum in ogni paragrafo. Molti considerano il lavoro degli ispettori e dei raccoglitori di armi chimiche una 'missione impossibile' con la guerra civile in corso e questo avrà un effetto immediato anche sulle forze di opposizione che temono di rimanere isolate e trascurate. Solo un cessate il fuoco verificato dall’Onu potrebbe assicurare alle parti in lotta le posizioni raggiunte fino ad ora. Il 'patto di Ginevra' in sostanza è un pareggio tra Usa e Russia. Chi perde comunque è solo Assad .