Pechino, 5 novembre 2013  - L'inquinamento in Cina ha raggiunto livelli mortali, l'ultima vittima è stata una bimba cinese morta, a soli otto anni, di cancro ai polmoni causato dallo smog. La piccola ha vissuto tutta la sua brevissima vita nei pressi di una strada trafficata, in una cittadina della provincia orientale dello Jiangsu, respirando polveri sottili e agenti inquinanti.

Secondo i medici si tratta della vittima più giovane di cancro in Cina, riferisce il South China Morning Post. Urbanizzazione e industrializzazione hanno creato uno dei peggiori casi di inquinamento al mondo, che è la causa dei crescenti tassi di tumori e malattie respiratorie.

A Pechino, le morti per cancro ai polmoni sono aumentate del 56 per cento dal 2001 al 2010. Un quinto di tutti i malati di cancro soffrono di tumore ai polmoni. Nel 2010, nella capitale cinese, questo tipo di cancro è stato la principale causa di decesso tra gli uomini e la seconda tra le donne, dopo il cancro al seno.

Secondo uno studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’inquinamento atmosferico ha provocato 1,2 milioni di morti premature in tutto il mondo, tra cui 140.000 morti per cancro al polmone.

VERSO VARSAVIA, CINA IN ALLARME: CITTADINI AVVELENATI DAL'INQUINAMENTO - Il clima in Cina sta danneggiando i suoi cittadini. Questo l’allarme lanciato da Xie Zhenua, il principale negoziatore cinese sul clima e vicepresidente della potente Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo, in previsione della conferenza Onu sul clima che si terrà a Varsavia dall’11 al 22 novembre. La Cina, infatti, è il primo emettitore di carbonio del mondo e gli alti tassi d’inquinamento sono da attribuirsi maggiormente all’uso di combustibili fossili. Inoltre, le condizioni di smog sono “ormai diventate la norma che ha gravemente colpito la salute mentale e fisica del popolo cinese” ha commentato Zhenua.

Per Xie i problemi dell’aria in Cina sono dovuti al “modello di sviluppo obsoleto” del paese, alla sua “irragionevole struttura industriale e di energia” insieme allo scarico di sostanze inquinanti da parte di alcune grandi aziende. L’inquinamento è diventato fonte d’indignazione pubblica in Cina e le autorità hanno così pianificato un progetto per ridurre il livello delle particelle inquinanti a Pechino e in altre città del 25% entro il 2017.

Un obiettivo che si potrebbe raggiungere rallentando la crescita del consumo di carbone, per far si che la quota di queste fonti possa scendere del 65% nei prossimi quattro anni: “Nel giro di circa cinque a dieci anni si potranno vedere miglioramenti nella qualità dell’aria” ha commentato Xie.

Negli ultimi anni molte città cinesi sono state colpite da un forte inquinamento atmosferico, in gran parte causato dalle emissioni di carbone delle centrali termoelettriche. Livelli di minuscole particelle conosciute come PM2,5 hanno raggiunto fino a 40 volte limiti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Inquinamento che ha contribuito alla morte prematura di circa 1 milione di persone e solo martedì il paese aveva registrato la sua più giovane vittima, una bambina di otto anni colpito da cancro ai polmoni.

La conferenza di Varsavia sul clima dovrebbe anticipare la firma di un accordo programmato per il 2015, (con entrata in vigore nel 2020) fra i paesi più inquinanti e le Nazioni Unite: per la prima volta gli stati s’impegneranno in obiettivi misurabili per la limitazione delle emissioni di gas a effetto serra. “La delegazione cinese è aperta al nuovo accordo, speriamo che questo possa aiutare la comunità internazionale a combattere i cambiamenti climatici” ha concluso Xie Zhenua.