Roma, 6 novembre 2013 - Un gruppo armato della minoranza berbera libica, impegnato in un sit-in nel terminal di Mellitah, nell'ovest della Libia, ha annunciato di aver chiuso il gasdotto green stream che rifornisce di gas l'Italia.

STOP FORNITURE - "Abbiamo ordinato all'amministrazione (del terminal) di interrompere le forniture di gas all'Italia - ha detto alla France Presse Younes Naniss, un portavoce dei manifestanti - la chiusura del gasdotto richiede tempo per motivi tecnici. Sarà effettiva tra qualche ora".

L'ENI 'AMMETTE' - Oggi era stato lo stesso amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, a denunciare come il terminal di Mellita fosse "sotto attacco da parte di manifestanti che ci stanno spingendo a chiudere completamente le esportazioni verso l'Italia".

GPS: ZUARA - Il sito si trova nei pressi della città di Zuara, 100 chilometri a ovest di Tripoli, ed è gestito da Millitah Oil and Gas, una società mista di proprietà di Eni e della Compagnia nazionale del petrolio (Noc). Naniss ha motivato l'iniziativa con la decisione del Congresso generale nazionale libico di rinviare l'esame della misura di riconoscimento della lingua e dei diritti culturali ed etnici del popolo berbero nella futura costituzione del paese. 

POLITICA ENERGETICA -  "Non vedo problemi di approvvigionamento di gas, ce n’è molto da tante parti del mondo e poi con questo clima particolarmente benevolo che stiamo vivendo in tutta l’Italia non vedo questo problema", aveva commentato questa mattina Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, a L’Economia prima di tutto del Gr1 Rai, comunque preoccupato che il terminal di Mellitah, che raggiunge la Sicilia, "sia sotto attacco da parte di manifestanti che ci stanno spingendo a chiudere completamente le esportazioni verso l’Italia”.

QUALE FUTURO? - Sull’emergenza Europa Scaroni precisa: “Io dico che gli europei pagano oggi il gas il triplo degli americani ed il doppio l’energia. Questo è vero sia per le aziende che per le famiglie. Se mi soffermo per un attimo sulle aziende, aggiungo che faccio fatica ad immaginare un futuro industriale di crescita di investimenti e di posti di lavoro in Europa con un differenziale di costi dell’energia così elevato".

RAFFRONTO PERDENTE - "La cosa più logica che viene in mente di fare - prosegue l'a.d. di Eni - è far sì che anche l’Europa viva la rivoluzione dello shale gas che è all’origine dell’abbassamento dei costi degli Stati Uniti. Questo suscita non poche polemiche, anche giustificate per la verità, dal punto di vista ambientale ma alternative non ne vedo perché altrimenti ‘abbracceremo’ la Russia che è l’unico fornitore in grado di darci la quantità di gas di cui necessitiamo ai prezzi che ci permetterebbero di essere competitivi".