New York, 24 novembre 2013 - All’alba è arrivato. Abbracci, baci, pacche sulle spalle tra ministri e negoziatori. E’ una situazione allegra e irreale. A Ginevra l’Iran e i Paesi del 5+1 dopo 4 giorni di trattative a oltranza, hanno raggiunto  uno storico accordo sul nucleare. E’ un accordo temporaneo e preliminare in tre fasi, ma getta le basi per un’intesa definitiva entro 180 giorni che impedirà per sempre a Teheran di costruire l’atomica. Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con il premier israeliano Benyamin Netanyahu dell’accodo di Ginevra sul programma nucleare iraniano. Fonti ufficiose Usa riferiscono di una conversazione piuttosto lunga e di una “discussione utile” fra i due leader.

L’Iran sospenderà e congelerà  per 6 mesi il lavoro delle sue centrifughe e non ne costruirà di altre bloccando anche il suo reattore nucleare ad acqua destinato a produrre plutonio. In cambio Teheran otterrà un allentamento delle sanzioni economiche e potrà accedere a parte dei fondi congelati all’estero.

Nel pieno della notte il presidente Obama in diretta dalla Casa Bianca dopo aver parlato a lungo col segretario di stato Kerry e con i negoziatori di Ginevra  annuncia: "Oggi abbiamo fatto un primo importante passo verso un mondo più sicuro…..Ci saranno limitazioni sostanziali da parte dell’Iran che potrà arricchire uranio solo a scopo pacifico. L’architettura delle sanzioni viene allentata ma rimarrà in piedi pronta ad essere ripristinata se non ci sarà il rispetto degli accordi e la costante e quotidiana verifica degli ispettori".

Da Teheran il presidente iraniano Rohani pochi minuti dopo la firma sull’intesa ha scritto  su twitter: "L’intesa di oggi aprirà nuovi orizzonti….". Potremmo davvero essere ad un punto di svolta. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon si è congratulato subito con i negoziatori definendolo l’inizio di una stagione nuova per i paesi della regione. L’Iran attraverso l’intesa si prepara a riprendere relazioni commerciali e diplomatiche con molti stati soprattutto europei, ma anche con gli Stati Uniti come avveniva prima della crisi degli ostaggi.

Obama rassicura Israele e i paesi del golfo dicendo: "Rimane fermo il nostro impegno verso i nostri alleati in particolare verso Israele e i nostri partner del Golfo che hanno buone ragioni per essere scettici sulle intenzioni di Teheran però. Solo la diplomazia può raggiungere una soluzione di lunga durata alla sfida posta dal programma nucleare iraniano. Noi vigileremo e non permetteremo mai che l’Iran costruisca l’arma atomica. L’accordo permetterà anche a loro di essere più sicuri".

Ma da Gerusalemme arriva la gelata: "Questo era e resta un accordo cattivo-dice il ministro per le questioni strategiche Steinitz-Gli aggiustamenti apportati all’ultimo momento sono molto lontani dal soddisfarci…Israele non può associarsi alla festicciola internazionale essendo essa basata su un inganno iraniano e su un autoinganno. Malgrado la nostra delusione continueremo a lavorare con i nostri amici negli Stati Uniti e nel mondo per puntare ad un accordo comprensivo e completo".

Dettagliando con precisione le fasi dell’intesa e il lavoro che rimane da fare nei 6 mesi di sospensione dell’attività nucleare iraniana il segretario di stato Usa Kerry spiega: "Non solo ci sarà un blocco della produzione, ma Teheran non potrà più costruire nuove centrifughe e bloccherà il reattore di Arak destinato al plutonio…Inoltre lo stoccaggio attuale di circa 200 chilogrammi di uranio arricchito al 20% e potenzialmente utilizzabile per l’atomica verrà convertito e in sei mesi quel materiale sarà ridotto a zero. Le produzioni potranno arricchire l’uranio solo fino al 3,5% e abbiamo ottenuto il diritto di verifiche quotidiane a tutti gli impianti anche quelli considerati top secret che non sono mai stati denunciati all’AIEA…..".

Esausta ma soddisfatta anche la rappresentate della politica estera europea Ashton rivelatasi molto tenace e paziente nei momenti di maggior frizione fra le parti.

I ministri degli esteri di Usa, Russia, Cina, Francia, Inghilterra e Germania insieme a lei hanno ratificato l’accordo mentre il ministro degli esteri iraniano Zarif ha messo il suo sigillo a nome del  governo di Teheran.

In pochi speravano che dopo la telefonata di disgelo fra Rohani e Obama a fine settembre dalle Nazioni Unite , nemmeno 8 settimane dopo l’Iran sarebbe stato pronto a questo passo. Obama può considerarlo uno dei suoi più brillanti risultati in politica estera, ma nei prossimi 6 mesi si troverà sulle spalle tutta la responsabilità della verifica e del raggiungimento di risultati definitivi , irreversibili e tranquillizzanti, contro un Congresso che invece di allentarle vorrebbe imporre sanzioni ancora più restrittive all’Iran.

Per lunghe ore la trattativa a Ginevra si era bloccata sabato notte sul nodo dell’arricchimento dell’uranio. I negoziatori iraniani hanno detto con fermezza  che non avrebbero mai firmato se il diritto ad arricchire l’uranio per scopi pacifici non fosse stato scritto nel testo e dopo un lungo braccio di ferro l’hanno spuntata accettando però le verifiche quotidiane e senza preavviso agli impianti da parte degli ispettori dell’agenzia atomica dell’Onu.Se ciascuno rispetterà gli impegni nel grande Medio oriente si apre adesso una nuova stagione politica dove gli equilibri potrebbero saltare perché l’Iran che ha già molta influenza su Iraq e Siria, di fatto si candida a diventare il paese leader dell’area quando cadranno le ultime sanzioni soprattutto sul petrolio che rimangono le più paralizzanti.

ISRAELE, PERES POSSIBILISTA:  GIUDICHIAMO I FATTI - Prendendo implicitamente le distanze dal premier Benyamin Netanyahu - che ha definito ‘un errore storico’ l’accordo di Ginevra - il presidente israeliano Shimon Peres ritiene che esso abbia solo un carattere transitorio: ‘’il suo successo o il suo fallimento - ha detto - vanno giudicati sulla base dei fatti, non di parole’’. Rivolgendosi poi agli iraniani, Peres ha osservato: “Voi non siete i nostri nemici, e noi non siamo i vostri. La questione può essere risolta per vie diplomatiche: è nelle vostre mani. Respingete il terrorismo. Fermate in programma nucleare. Fermate lo sviluppo di missili a lunga gittata”. Israele, ha assicurato Peres, preferisce una soluzione diplomatica. Ma anche aggiunto: “La comunità internazionale non tollererà un Iran nucleare. E se la strada della diplomazia fallisse, l’opzione nucleare sarà impedita con altri mezzi. L’alternativa è molto peggiore”.

Dall’inviato Giampaolo Pioli