New York, 29 novembre 2013 - Per il suo primo “Black Friday” 470 società in Americane e più di 600 nel resto del mondo hanno accettato il “Bitcoin” come denaro corrente per i pagamenti. E’ vero che in molti casi si tratta di piccoli prodotti come biliardi da tavolo, creme o lezioni di chitarra in Canada e i grandi network dell’acquisto digitale come Amazon o la Apple si tengono alla larga, ma l’effetto è davvero contagioso. La nuova “moneta digitale” generata nel 2009 quasi come una sfida col Bitcoin che si riproduce attraverso un elegante "processo matematico" nel solo mese di novembre ha visto il suo valore passare da 213 a 1211 dollari.

Una crescita esponenziale del 500 per cento che potrebbe però anche nascondere adesso il rischio di una bolla autodistruttiva. Di fatto con transazioni che si svolgono in 192 paesi e 4014 città durante l’arco delle 24 ore,”Bitcoin” da provocazione sta diventando senza ombra di dubbio il fenomeno dell’anno per consumatori e speculatori. Il sistema di scambio e di pagamento senza controlli di stato o della banca centrale, per il momento si basa solo sulla fiducia totale e reciproca tra le parti ai due estremi della transazione online .Il “Bitcoin System” offre dei “premi” ai volontari che tengono attivo il sistema e che si chiamano “Miners”. Adesso il pacchetto è di 25 Bitcoin, ma era partito da 50 e si va riducendo sempre di più fino al raggiungimento massimo dei 21 milioni di Bitcon considerati il deposito massimo che la banca di Internet, a prova di rapina, riuscirà e vorrà gestire entro il 2020 indipendentemente dal suo valore di cambio Stiamo assistendo, se regge all’affermarsi di una “banconota planetaria” del futuro, impossibile da rapinare, dove l’unico verificatore rimane la rete, tenuta insieme dai <clienti-azionisti-minatori>attraverso un sistema di “blocchi”.

Propagandata con estremo successo come forma di pagamento anonimo e super sicuro, il “bitcoin” in realtà anche se non rivela i nomi dei contraenti, lascia però una lunga scia di numeri che equivalgono ad una vera identificazione pubblica certificabile .
Il “portafoglio virtuale” tuttavia proprio perché è virtuale ed esiste solo nella rete, può anche dissolversi con un semplice click o dissolversi in una discarica, com’è capitato al povero James Howells in Inghilterra che dal 2009 aveva messo al sicuro nel vecchio laptop 7500 “Bitcoin” oggi superiori a 8 milioni di dollari finiti però in una montagna di rifiuti insieme all’hard disk che li custodiva con la speciale password segreta di fatto l’unica chiave utile per aprire la sua cassaforte.

Affascinati dalla discrezionalità del sistema, attratti dal costo delle transazioni che rispetto alle carte di credito o ai normali tassi bancari si aggirano sui contenutissimi 50 centesimi l’una, i possessori di Bitcoin sono in crescita quotidiana e costante. Sta diventando una “crescita di fiducia”. Cipro ad esempio accetta i pagamenti per le iscrizioni all’università di Nicosia, dopo la grande crisi delle banche, proprio con la moneta virtuale e altre istituzioni culturali lo faranno in altre parti del mondo. Ma c’è chi di questa discrezionalità ha abusato come il sito “Silk Road” bloccato dall’FBI perché protetto dall’anonimato il proprietario faceva prosperare anche i commerci del narcotraffico.

Stranamente, pur amando il nuovo, non è tuttavia l’America a fare il maggior uso di questa fluttuantissima “ banconota digitale”, ma bensì la Cina che ha effettuato da sola con i Bitcoin il 21% dell’intero movimento di capitali nel paese. Temendo di perdere il mercato e una grande ooportunità in gran parte inesplorata,anche gli analisti della Federal Reserve giudicano il sistema sufficientemente corretto e non lo scoraggiano anche se le pressioni delle banche e dei grandi conglomerati finanziari non sono enstusiasti di questa presenza concorrente insinuate e potenzialmente molto competitiva e parallela.


Le transazioni avvengono sfruttando due “indirizzi” anch’essi digitali e creati dal computer. Uno è legato al centro di vendita o di acquisto, l’altro è personale ed equivale alla firma su un assegno. Se avete Bitcoin sul vostro ”conto elettronico” , comprati sul mercato o generati direttamente in quanto siete diventati membri attivi della rete, potete usarli a piacimento trasferendoli a chi volete con lo speciale codice segreto criptato. E’ come se spostaste o consegnaste del contante. Le transazioni sono sempre uniche e individuali e quando vengono <certificate> una volta inserito il codice personale criptato, sono definitive e non si possono più cancellare.

                                                                                                                        Giampaolo Pioli