Roma, 27 gennaio 2014 - Ora in Siria si muore anche di fame. Quattro persone, di cui un bimbo di un anno, sono deceduti nelle ultime 24 ore in due sobborghi di Damasco assediati dalle forze del regime. Lo hanno riferito all’Ansa fonti locali che hanno fornito le generalità delle vittime e immagini dei loro corpi. Le fonti, contattate via Skype, hanno riferito che un bimbo di un anno circa, è morto ieri nel campo palestinese di Yarmuk, roccaforte degli insorti assediata da oltre una anno dalle forze lealiste. Analogamente, tre anziani di Hajar Aswad - sobborgo a sud di Damasco solidale con la rivolta e da oltre un anno assediato dalle forze lealiste - sono morti in seguito alla fame e alla sete.

La situazione umanitaria nel Paese resta drammatica. D’altra parte, come non si stanca di ripetere il ministro degli Esteri, Emma Bonino, "qualunque conferenza di pace dura settimane, per non dire mesi". Quel che è importante è "insistere sull’accesso umanitario, perché arrivi immediatamente qualcosa di tangibile ad una popolazione stremata da tre anni di guerra e bombardamenti". Bonino ha ricordato che la situazione è tragica non solo a Homs, ma anche a Yarmuk, il quartiere alle porte di Damasco dove domenica l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa) non è riuscita a consegnare gli aiuti umanitari, nonostante il regime il 18 gennaio avesse esplicitamente dato il suo 'via libera'.

Intanto è stallo a Ginevra: al terzo giorno di incontri tra la delegazione del governo siriano e l’opposizione, il regime ha paralizzato il negoziato con una "dichiarazione di principio" in cui non si fa alcun cenno a un governo di transizione (e tantomeno al fatto che Bashar al-Assad debba farsi da parte) e si osserva che saranno i siriani a scegliere il loro governo senza "formule imposte" dall’esterno.