New Delhi, 24 febbbraio 2014 - Va avanti da due anni l’odissea giudiziaria per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò italiani sotto accusa in India. Tra crisi politiche e diplomatiche, battaglie legali e infiniti rinvii da parte della magistratura indiana - quello di oggi è il 27esimo - alla fine il governo di New Delhi ha comunicato alla Corte suprema la rinuncia a incriminare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sulla base del Sua Act, la legge antipirateria che prevede anche la pena di morte.

Ecco le tappe principali:

2012 - 16 febbraio: i due fucilieri di Marina, imbarcati sulla petroliera ‘Enrica Lexie’, aprono il fuoco e uccidono due pescatori scambiati per pirati

- 19 febbraio: i marò scendono dalla nave, tornata nel frattempo indietro, e sono fermati con l’accusa di omicidio

- 22 febbraio: New Delhi annuncia che vuole applicare le leggi indiane, mentre per l’Italia va applicato il diritto internazionale

- 30 maggio: concessa la libertà su cauzione a Girone e Latorre, trasferiti all’ambasciata italiana a New Delhi

- 20 dicembre: l’Alta Corte del Kerala accorda ai marò il permesso di rientrare in patria per due settimane.

2013 - gennaio: la Corte Suprema indiana riconosce che la magistratura del Kerala non ha competenza, e dispone l’istituzione di un tribunale speciale

- marzo: l’Italia fa sapere che non farà tornare in India i marò, rimpatriati per un secondo permesso così da poter votare alle elezioni. New Delhi, furiosa, limita i movimenti dell’ambasciatore italiano. Alla fine Girone e Latorre ripartono e il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si dimette

- 1 aprile: il governo indiano affida nuove indagini alla National Investigation Agency, o Nia, che ha competenza sui reati di terrorismo e indagherà in base al Sua Act, una legge del 2002 sulla sicurezza nella navigazione marittima che per alcune fattispecie prevede tra l’altro la pena di morte

- 11 novembre: gli altri quattro marò presenti a bordo della ‘Enrica Lexie’ sono ascoltati dai magistrati indiani in video-conferenza da Roma.

2014 - 20 gennaio: la Corte Suprema chiede al governo indiano di risolvere il conflitto interno sull’impiego del Sua Act, e di presentare le accuse entro il 3 febbraio

- 3 febbraio: nuovo rinvio, la Corte Suprema ordina di sbloccare lo stallo entro il 10 del mese

- 10 febbraio: in udienza l’accusa insiste per il ricorso al Sua Act, respinto invece categoricamente dalla difesa. Si decide così un ulteriore slittamento al giorno 18

- 11 febbraio: all’Italia arriva la solidarietà dell’Unione Europea e, il giorno dopo, anche quella della Nato. Doccia fredda invece dall’Onu, il cui segretario generale Ban Ki-moon liquida la vicenda come meramente “bilaterale”

- 12 febbraio: una telefonata con il ministro degli Esteri, Emma Bonino, induce Ban a una rettifica: si dice “preoccupato” per l’eventuale applicazione di norme in materia di terrorismo, e dà mandato ai propri uffici di “approfondire la questione”

- 18 febbraio: ennesimo rinvio da parte della Corte Suprema indiana, che aggiorna l’udienza al 24 febbraio in attesa di ascoltare il parere del suo governo. L’Italia richiama l’ambasciatore a New Delhi e convoca alla Farnesina quello indiano a Roma.

- 24 febbraio: il governo indiano comunica alla Corte suprema la rinuncia a incriminare Girone e Latorre sulla base del Sua Act, la legge antipirateria che prevede anche la pena di morte.