Kiev, 4 marzo 2014 - Nel pieno della crisi ucraina, la Russia mostra i muscoli: alle 22,10 ora locali (le 19,10 in Italia) ha testato un missile intercontinentale. Un missile, lanciato dal cosmodromo di ‘Kapustin Yar’ (vicino a Volgograd, la ex Stalingrado, a 450km dal confine ucraino) nella regione di Astrakhan (un RS-12M Topol, SS-25 nella denominazione Nato) a testata singola che ha una gittata di 10.500 km. Ovviamente nessuno ha detto che il lancio e’ legato all’Ucraina: nel dare la notizia, il ministero della Difesa ha precisato che l’obiettivo era “il test di una (nuova) testata sul missile intercontinentale”, e anzi che che si trattava di una “testata d’addestramento”. E circa un’ora e mezza dopo il lancio, gli Usa hanno fatto sapere che erano stati del test prima della crisi in Crimea. La tempistica, comunque, resta sospetta.

La prova di forza è avvenuta in una giornata in cui era sembrato che la tensione si allentasse. Il presidente russo, Vladimir Putin, oggi ha ribadito la posizione di Mosca che in Ucraina c’è stato “un colpo di Stato” e non ha escluso l’uso della forza in Crimea e nelle altre regioni russofone, ma l’ha definita “l’ultima risorsa”. In una conferenza stampa convocata nella propria dacia di Novo-Ogaryovo, la prima dalla fuga in Russia dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, il capo del Cremlino ha però sferzato i leader occidentali che minacciano di boicottare il vertice del G8 di giugno a Sochi, affermando che “nessuno è obbligato a partecipare”.


Nel giorno in cui gli Usa hanno fatto sapere che avvieranno in settimana la procedura per imporre sanzioni a Mosca, Putin ha contrattaccato a tutto campo. Intanto ha smentito annessioni o sostegni alla secessione della Crimea: sulla penisola ribelle operano “forze locali di auto-difesa”, non le truppe russe, ha assicurato. “Ci sono un sacco di uniformi che si assomigliano”, ha chiosato Putin, alternando i toni ironici a quelli minacciosi. Il ricorso alla forza “per ora non è necessario”, ma “resta un’opzione”, l’”estrema risorsa” a cui ricorrere. Eventualmente, ha ammonito, non solo in Crimea, ma anche nelle altre regioni russofone dell’Ucraina orientale.

Poi ha minimizzato le sanzioni ventilate dall’Occidente: “Tutte le minacce nei confronti della Russia sono nocive e controproducenti”, ha avvertito Putin. A proposito del boicottaggio dei partner occidentali dei preparativi per il G8 di Sochi, Mosca è pronta a ospitarlo ma chi non vuole andarci “non ha alcun bisogno di recarvisi”.


Nel frattempo a Kiev è arrivato il segretario di Stato americano, John Kerry, che ha incontrato il premier Arseniy Yatseniuk e il presidente Oleksandr Turchinov. Parlando alla folla riunita sulla piazza Maidan, il capo della diplomazia Usa ha promesso”: “Vi aiuteremo, il presidente Obama sta pianificando una maggiore assistenza”. In arrivo c’è un prestito garantito da un miliardo di dollari, pari a 730 milioni di euro mentre in settimana Washington avvierà le procedure per imporre sanzioni a Mosca.


Le parole di Vladimr Putin sulla Crimea “non ingannano nessuno”, ha detto Barack Obama, riferendosi alla conferenza stampa del presidente russo. Il presidente americano ha ribadito che l’invasione russa non è un segnale di forza ma il segno che Mosca continua ad ingerire negli affari dei Paesi vicini. John Kerry è tornato a minacciare la Russia di ulteriori sanzioni se non allenterà la tensione in Ucraina, e ha accusato Mosca di stare lavorando duramente per creare un pretesto per invadere altre parti del Paese.
Anche i Ventotto governi dell’Ue avrebbero raggiunto un accordo preliminare per congelare gli asset di 18 cittadini ucraini su richiesta del nuovo governo di Kiev: lo hanno riferito fonti diplomatiche Ue, anticipando l’intesa che potrebbe essere formalizzata nella riunione di giovedi’ del Consiglio europeo.


Mosca comunque ha accettato la proposta di una riunione straordinaria del Consiglio Nato-Russia, che si terrà domani. Il segretario generale Anders Fogh Rasmussen intanto ha confermato il sostegno al governo ucraino e ha annunciato che la Nato continuerà a valutare gli effetti della crisi sulla sicurezza dei Paesi dell’Alleanza. In particolare Rasmussen ha espresso forte solidarietà alla Polonia, su richiesta della quale si è tenuta oggi una riunione dei 28 rappresentanti diplomatici al quartier generale di Bruxelles (Varsavia aveva fatto riferimento all’articolo 4 del trattato di Washington, secondo cui un paese della Nato che ritiene minacciata la propria sicurezza possa consultare gli alleati; ed era la quarta volta che accadeva, dal 1949, le precedenti tre sempre invocate dalla Turchia).


L’allentamento della tensione è segnalato dal rimbalzo della Borsa di Mosca (+5,26%) e di quelle occidentali; e dal fatto che il premier ucraino ad interim Arseniy Yatsenyuk ha rivelato che ci sono stati primi “timidi” contatti con la leadership russa nel tentativo di risolvere la crisi.
“Finora, i colloqui sono stati piuttosto timidi. Ma i primi passi sono stati fatti” Il fronte militare però resta caldo: due navi da guerra russe, Satarov e Yamal, hanno attraversato il Bosforo dirette verso le coste ucraine sul Mar Nero, mentre nella base aerea di Belbek, in Crimea, soldati russi hanno sparato in aria per disperdere i militari ucraini che volevano rientrare all’interno. 

In serata la cancelliera Angela Merkel ha avuto un nuovo colloquio con il presidente statunitense. I due leader si sono trovati d’accordo - secondo Berlino - nella valutazione degli sviluppi più recenti e hanno stabilito di continuare a muoversi in stretta intesa. Lo ha scritto su Twitter il portavoce di Merkel, Steffen Seibert.