Washington, 15 marzo 2014 - Gli Stati Uniti cedono i domini internet. Il Dipartimento del Commercio Usa ha diffuso una dichiarazione con cui si annuncia che entro il 2015 non intende avere più il ruolo centrale nella gestione di Icann, agenzia no profit che dal 1998 è il regolatore globale di Internet, responsabile della convalida nomi dei domini. In questi anni gli Stati Uniti decidevano l’assegnazione dei nomi dei siti, come .com .gov e .org. A questo punto, entro il settembre dell’anno prossimo, gli Stati Uniti daranno al via a un processo condiviso per creare una nuova struttura di controllo, in collaborazione con altre realtà globali. Un passo indietro che rappresenta una svolta storica richiesta da tempo dall’Unione Europea. E anche una risposta alla crescente preoccupazione per i risvolti del Datagate.

LA TRANSIZIONE - L’idea, ha spiegato il dipartimento del Commercio, è quella “di sostenere e rinforzare il modello di una governance globale di internet”. “E’ arrivato il momento di avviare un processo di transizione”, ha dichiarato il segretario aggiunto Lawrence Strickling. Soddisfatta l’Icann: “Invitiamo i governi, il settore privato, la societa’ civile e le organizzazioni coinvolte in internet di tutto il mondo ad unirsi a noi per attuare questa fase di transizione”, ha detto il presidente Fadi Chehade. “Tutte le parti interessate meritano di aver voce in capitolo allo stesso modo nella gestione e nella governance di questa risorsa globale”. La prima tappa di questa fase di trasformazione sarà il prossimo meeting di Icann, a Singapore, il prossimo 23 marzo.

I RISCHI - Se c'è chi gioisce, esiste anche chi critica. In molti già parlano del rischio di una ‘balcanizzazione’ del web. Per altri, dare un maggior controllo sul web a Paesi come la Cina e come la Russia potrebbe essere molto rischioso. Secondo il piano dell’amministrazione Obama, la nuova governance dovrebbe invece assicurare che l’Icann rimanga un ente libero dal condizionamento dei governi, in grado di garantire una rete aperta, accessibile, ma allo stesso tempo sicura e stabile. E dalle prime reazioni, pare che i big della Silicon Valley siano pronti ad appoggiare questa inevitabile svolta.