Shanghai (Cina), 22 marzo 2014 - Migliaia di persone in lutto, in una piazza di Shanghai, hanno reso omaggio al vescovo ordinario di Shanghai, Joseph Fan Zhongliang, la cui fede -secondo i presenti- gli ha consentito di sopportare decenni di sofferenze nella Cina comunista. In prigione o in campi di detenzione per gran parte degli ultimi tre decenni, Fan- che era presidente della Conferenza episcopale cattolica clandestina in Cina- era agli arresti domiciliari negli ultimi anni: è morto domenica scorsa all’età di 97 anni, dopo diversi giorni di febbre alta.

Le autorità cinesi, che non riconoscevano come vescovo Fan, avevano rifiutato la richiesta della comunità cristiana locale che i funerali del gesuita si tenessero nella cattedrale di Sant’Ignazio, la principale Chiesa cattolica di Shanghai. Nella piazza antistante la camera ardente, allestita in una ‘funeral home’ una sala funeraria, un grande schermo ha mostrato le immagini di Fan, mentre all’esterno i fedeli cantavano, pregavano e ascoltavano un uomo che narrava la vita del vescovo.

In Cina c’è una Chiesa cattolica controllata dal governo, che rifiuta l’autorità del Vaticano; e una cosiddetta ‘sotterranea’, vicina al Pontefice. Secondo le stime, sono ben 12 milioni i cattolici nel gigante asiatico, più o meno divisi equamente tra le due chiese. Fan era stato ordinato vescovo di Shanghai nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II.