L’Aja, 24 marzo 2014 - I leader del G7 "condannano l’illegale tentativo della Russia di annettere la Crimea" e "non la riconoscono". Così è scritto nel comunicato del G7 in cui i leader si dicono pronti ad "intensificare" le sanzioni in modo che abbiano "un significativo impatto sull’economia russa", se la Russia continuerà nell’escalation. "Sospenderemo la nostra partecipazione al G8 fino a quando la Russia non cambierà politica e il contesto ritorna a una situazione in cui il G8 sarà in grado di avere una discussione significativa", si legge nella dichiarazione finale. I leader indicano che si incontreranno "nel formato nei giorni previsti a giugno (il 5 e il 6, ndr) a Bruxelles per discutere la nostra ampia agenda". Con queste parole dunque il G7 sospende la fase del G8 con la partecipazione della Russia che è durata formalmente dal 1998 ed è stata preparata dal 1991 con la partecipazione dei leader russi su invito.

LO SCONTRO USA-RUSSIA - Netta era stata la presa di posizione degli Stati Uniti poco prima del summit: a prescindere dalle decisioni che saranno prese nella riunione del G7, finché in territorio ucraino la Russia continuerà a violare così apertamente il diritto internazionale "non c'è alcun bisogno che il Gruppo abbia a che fare" con Mosca. Ad affermarlo Ben Rhodes, numero due del Consiglio per la Sicurezza Nazionale presso la Casa Bianca. "Noi stiamo valutando come rapportarci con la Russia nei mesi e negli anni a venire". Mosca comunque fa sapere che "non è aggrappata al formato G8" perché tutti i principali problemi possono essere discussi in altre sedi internazionali, come il G20: lo ha detto all’Aja il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, aggiungendo che se il G8 non si riunisce "non è un problema" e che la Russia non considera questa eventualità una tragedia. Lavrov sottolinea fra l'altro che "il G8 è in club informale, nessuno distribuisce le tessere dell’iscrizione e nessuno può espellere i membri".

I MOVIMENTI MILITARI - Intanto Crimea sempre più lontana da Kiev: Mosca ha accelerato l’integrazione politica ed economica della penisola, in cui da oggi il rublo diventa la valuta principale, mentre il governo ucraino ha ordinato il ritiro di tutti i militari rimasti fedeli alle proprie forze armate. Stamane truppe russe hanno preso il controllo di una base navale a Feodosia e portato via, con le mani legate, 60-70 militari ucraini che non si erano arresi. Poco dopo, il presidente ad interim ucraino, Oleksandr Turchynov, ha reso noto di aver dato ordine a tutti i militari di Kiev di ritirarsi dalla Crimea, una decisione presa alla luce delle minacce per "la sicurezza e l’incolumità" del personale di stanza nella penisola e delle famiglie. La Casa Bianca si è detta "molto preocupata" dai movimenti delle truppe russe, in "numero crescente" al confine con la Repubblica ex sovietica. Il ministro della Difesa, Serghei Shoigu, è giunto in visita a Sebastopoli per ispezionare la Flotta del Mar Nero, che ha preso il controllo di quasi tutte le unità militari nella penisola. Shoigu ha anche nominato l’ex comandante della marina militare ucraina, il filo-russo Denis Berezovski, vice comandante della flotta. I russi hanno anche preso possesso di una nave ucraina nel lago Donuzlav, nella Crimea occidentale.

PUTIN VUOLE ANCHE LA TRANSNISTRIA - La Russia ha accumulato una forza militare sul confine orientale talmente imponente da minacciare anche le altre repubbliche post-sovietiche, in particolare la regione moldava della Transnistria. L’allarme è arrivato dal generale Philip Breedlove, capo delle forze Nato in Europa, nel corso di un evento al German Marshall Fund. "Le forze russe al confine ucraino sono sufficienti e pronte per entrare in Transnistria ed è una cosa preoccupante", ha detto, spiegando che la Russia "sta agendo più come avversario che come partner". La Transnistria, al cui interno vive una popolazione russofona maggioritaria, è una repubblica indipendente interna alla Moldavia ma non riconosciuta dal diritto internazionale. Nei giorni scorsi, sull’onda di quanto accade in Crimea, la Transnistria aveva chiesto l’annessione a Mosca, unico paese a riconoscerla. Nel 2006 si tenne nella regione un referendum che vide il 97% esprimersi a favore del ritorno alla Russia, ma sia il procedimento che il risultato non vennero riconosciuti dalla comunità internazionale.

MINISTRO POLACCO: LA DUMA CI HA PROPOSTO LA SPARTIZIONE DELL'UCRAINA - Il ministero degli Affari Esteri polacco dice di aver ricevuto una lettera ufficiale da parte della Duma di Stato russa, che contiene una proposta per spartire il territorio attuale dell’Ucraina. Secondo quanto reso noto dall’edizione polacca Gazeta.pl con riferimento al canale internazionale della televisione polacca pubblica TVP (Telewizja Polska). Al ministero degli Affari Esteri della Polonia si propone di concentrare gli sforzi per indire un referendum sull’adesione alla Polonia di cinque regioni occidentali dell’Ucraina: Volyn, Lvov, Ivano-Frankovsk, Ternopoli e Rovenskoj. "La proposta risulta talmente particolare che nessuno la prende sul serio", ha detto il portavoce Marcin Wojciechowski del ministero degli Esteri di Varsavia, confermando che esiste effettivamente una tale lettera della Duma. Il Vice Presidente della Duma di Stato e leader del Partito Liberal Democratico di Russia, il nazionalista Vladimir Zhirinovsky ha già detto che la Polonia dovrebbe seguire le orme della Russia e pretendere i territori più vicini a Varsavia. Inoltre, come riportato da TVP, "suggerimenti" simili da rappresentanti russi sarebbero giunti all’Ungheria e alla Romania, su una possibile annessione di Zacarpatii e Cherniv.