Valparaiso (Cile), 14 aprile 2014 - In Cile è salito a 12 morti il bilancio dell’incendio che ha colpito la città di Valparaiso, causando il ferimento di 500 persone e la distruzione di 2mila case. Diecimila persone sono state costrette all’evacuazione dalle fiamme. I vigili del fuoco hanno lottato per la seconda notte contro l’incendio, iniziato sabato.

Le fiamme, che gli operatori pensavano di aver contenuto 24 ore dopo il loro inizio, sono tornate a ravvivarsi domenica pomeriggio a causa del vento e sono andate fuori controllo, minacciando altri quartieri. L’ufficio delle emergenze del Paese ha detto che la battaglia è lontano dall’essere vinta. "Non saranno spente, né oggi né domani", ha twittato l’ufficio dopo aver emesso un nuovo avviso perché le fiamme si sono alimentate di nuovo domenica pomeriggio.

L’incendio è iniziato in un burrone boschivo e si è diffuso rapidamente. I quartieri di sei colline sono stati ridotti a cenere. Oggi le scuole sono rimaste chiuse, perché alcune sono rimaste danneggiate, e altre ospitano evacuati.

La presidente del Cile ha visitato i rifugi e ha cancellato il viaggio previsto in Argentina e Uruguay per questa settimana, convocando un incontro con i ministri questa mattina per verificare le loro risposte all’emergenza. Tre delle 12 vittime sono state identificate. Per le altre sarà necessario il test del Dna. Il sistema di risposta di emergenza del Cile ha generato telefonate automatiche a tutte le case in pericolo, mentre si espandeva l’ordine obbligatorio di evacuare.

Molte persone hanno riempito le macchine con i loro beni dopo aver ricevuto le telefonate, e le strade sono presto diventate impraticabili. Camion dell’acqua e vigili del fuoco sono rimasti bloccati in basso mentre le persone abbandonavano le macchine e fuggivano. Alcuni hanno portato via televisori, altri bombole di gas, temendo esplosioni nel caso in cui le fiamme avessero raggiunto la loro abitazione.