IL SUO BIOGRAFO, Javier Moro, scrive che l’essere italiana (ma lei asserisce di non esserlo più) «… è stato e resta il tallone d’Achille di Sonia Gandhi, la nota dolente che l’ha accompagnata nella sua ascesa a donna più potente dell’India». È così da sempre. I cronisti raccontano che nel Paese, quando si parla di Italia o di qualcosa di italiano, il termometro scatta subito verso la «febbre alta». E non solo nelle stanze della residenza del numero 10 di Janpath Street. Curiosa questa analogia con Downing Street…


Forse, non sono prigionieri dell’India solo i due fucilieri: a suo modo, è costretta a esserlo anche la Gandhi. Tanto che è spesso e occhiutamente sotto accusa, e deve continuamente stare bene attenta a ciò che fa e a ciò che dice. I lettori ricorderanno che l’anno scorso, quando sembrava che La Torre e Girone non rientrassero dal secondo soggiorno in Italia, si era sentita obbligata a gridare a pieni titoli che questo era «… un tradimento totalmente inaccettabile da parte dell’Italia».

IL PESANTE intervento era arrivato subito dopo che un leader dell’opposizione l’aveva accusata di «cospirare» per aiutare i due militari. In clima pre-elettorale, un motivo per attaccare l’avversario si trova sempre. Attenuata con la cancellazione dell’ordinativo la maretta sullo scandalo delle presunte mazzette per gli elicotteri Agusta, si cerca ora di scavare nel passato. Ad esempio, il 12 dicembre 1931, il Mahatma Ghandi aveva visitato palazzo Venezia, salutato calorosamente da Mussolini: l’Inghilterra, allora, era il nemico comune. Ottima, quindi, l’occasione per accusare la moglie del suo discendente di simpatie per il fascismo. Tutto il mondo è paese.


Per la prima volta dal 1947 il Partito del Congresso, quello della Ghandi, vede a rischio la vittoria nel confronto con il partito nazionalista dell’astro nascente Narendra Modi. I nostri fucilieri sono così due volte ostaggio: della politica e della magistratura. In mezzo c’è l’Italia, vaso di coccio per molti motivi. Ai nostri fini, chi è meglio che vinca? Meglio Sonia, o meglio Modi? Le opzioni sono aperte, ma una cosa sembra evidente: sinora — almeno indirettamente — la pur negata italianità della Ghandi è stata il principale ostacolo al superamento di una vicenda che ci sta molto a cuore.