Seul, 18 aprile 2014 - Salgono a 30 i morti accertati per il naufragio del traghetto avvenuto mercoledì in Corea del Sud. I dispersi sono adesso 266. Lo rende noto guardia costiera della Corea del Sud che ha recuperato altri due corpi.

Intanto si è svolto il primo interrogatorio da parte della polizia per Lee Joon-seok, il 69enne comandante del traghetto. Lee, arrestato ieri insieme a due sottoposti, ha ammesso di aver ritardato l'evacuazione della nave per oltre quaranta minuti dopo la prima richiesta di aiuto trasmessa a terra, puntualizzando però di averlo deciso, per colmo di paradosso, pensando alla sicurezza dei passeggeri. Un lasso di tempo che, se fosse stato evitato, avrebbe forse permesso a tanti di non restare intrappolati sotto coperta, finendo affogati.

"In quel momento un battello di soccorso non era ancora arrivato, e nei paraggi non c’erano nemmeno pescherecci o altre imbarcazioni che potessero assisterci", ha spiegato il capitano. "Le correnti marine erano molto forti, e l’acqua era freddissim", ha proseguito. "Ho pensato che i passeggeri sarebbero stati trascinati via, e che sarebbero finiti nei guai se fossero stati evacuati in maniera sconsiderata, senza giubbotti di salvataggio". Però, si poi è affrettato ad aggiungere l’ufficiale, "sarebbe stato lo stesso anche se i giubbotti li avessero messi".

Lee ha infine riconosciuto di non essere stato al timone, e nemmeno sul ponte di comando, quando il ‘Sewol’ viro’ bruscamente per poi rovesciarsi e cominciare a imbarcare acqua: aveva passato le consegne al terzo ufficiale, una giovane di relativa esperienza. "E’ successo tutto mentre io stavo tornando al mio posto dopo essere passato rapidamente dalla cabina per ragioni personali", ha raccontato, evitando però di specificare perchè si fosse allontanato. Ha comunque smentito che fosse ubriaco oppure intossicato, come ipotizzato da alcuni. "Non avevo bevuto", ha tagliato corto. "Chiedo sinceramente scusa a tutti, alle famiglie in lutto, per aver creato tanti problemi", ha concluso.

La polizia sudcoreana ha messo in guardia dai messaggi di richiesta d’aiuto (e non solo) inviati da ipotetici telefonini cellulari dal traghetto Sewol, affondato mercoledì mattina davanti alle coste meridionali della penisola. Minacciando sanzioni anche penali, il Cyber Terror Response Center della polizia ha passato al setaccio i telefonini in possesso delle quasi 300 persone ancora disperse e concluso - riferiscono i media locali - che nessuno di loro era stato usato da mezzogiorno del giorno del naufragio.