Toronto, 20 aprile 2014 - Lo statunitense Rubin Carter, ex campione di pugilato noto come ‘Hurricane’, è morto all’età di 76 anni nella sua casa di Toronto per un tumore alla prostata.

Nato il 6 maggio 1937, in una famiglia di sette figli, fu attivo sul ring dal 1961 al 1966, specialista nei pesi medi e capace di battere anche il leggendario Emile Griffith. Ma Carter divenne celebre per un caso giudiziario che divise l’America: nel 1966 venne accusato di un triplice omicidio (due uomini e una donna, bianchi) in seguito a una sparatoria in un locale del New Jersey, che gli costò una condanna a due ergastoli.

Gran parte dell’opinione pubblica si schierò dalla parte di Carter, sostenendo che l’accusa era motivata esclusivamente da motivi razziali. In breve il pugile divenne un simbolo della lotta alle discriminazioni e Bob Dylan gli dedicò nel 1975 la celebre canzone ‘Hurricane’, nella quale sosteneva la sua innocenza. Nonostante questo trascorse oltre 19 anni in carcere, prima di essere dichiarato innocente con due distinte sentenze che dimostrarono la sua totale estraneità.

Molti anni più tardi, anche Hollywood si occupò della sua triste vicenda: nel 1999 uscì un film di Norman Jewison, basato sull'autobiografia dell'ex pugile ''The 16yh Round'', intitolato 'Hurricane - Il grido dell’innocenza'. A vestire i panni del campione fu Denzel Washington, che per la sua performance ricevette una nomination agli Oscar.

A dare l’annuncio ufficiale della morte di  è stato John Artis, suo assistente ed amico di lunga data nonché suo compagno di cella in quanto ritenuto il complice degli omicidi. L’ex pugile, trasferitosi a Toronto dopo il suo rilascio, si occupava della sua associazione ''Innocence International' a favore delle persone in prigione perché 'vittime' di errori giudiziari. Della sua vicenda Carter era solito dire che ''avevano incarcerato il mio corpo, ma non sono mai riusciti a farlo con la mia mente''.