Roma, 21 aprile 2014 - Il vicepresidente Usa Joe Biden è arrivato oggi a Kiev nel mezzo della violenta polemica tra Russia e Ucraina sul rispetto degli accordi di Ginevra. Una visita di due giorni destinata a rinnovare il sostegno degli Usa all'Ucraina ma anche a cercare una mediazione prima di arrivare alla linea dura delle sanzioni economiche promesse da Washington. Tra i colloqui in programma del vicepresidente ci sono quelli di domani con il presidente Oleksandr Turcinov, che nelle ultime ore ha violentemente attaccato Putin ("ci teme molto perché l’Ucraina è un esempio per molti stati post-sovietici e insegna che la gente può decidere quali autorità vuole e quali no”),  e con il primo ministro Arseni Iatseniuk, nonché con deputati e membri della società civile.

QUI MOSCA - Stamane il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, aveva attaccato duramente Kiev per aver "violato gli accordi di Ginevra" mirati ad evitare l'escalation del conflitto. Il 17 aprile scorso Russia, Usa, Ue e Ucraina avevano raggiunto un'intesa della città svizzera per cercare di attenuare la tensione in Ucraina, il documento invitava un dialogo tra le parti per uscire dalla crisi. Nel mirino del ministro degli Esteri, a solo titolo esemplificativo, la sparatoria di Pasqua vicino a Sloviansk, episodio definito  "oltre ogni limite" e dimostrativo, secondo Mosca, dell’incapacità o della riluttanza delle autorità di Kiev a controllare gli estremisti.

QUI  NEW YORK - Per contro, gli Stati Uniti confermano che dietro 'i piccoli uomini verdi', i militanti filorussi in tenuta mimetica apparsi negli ultimi giorni in molte città dell'Ucraina dell'Est, ci sarebbero forze militari e spie russe. Lo rivela il New York Times sulla base dei documenti e delle fotografie arrivati sul tavolo dell'amministrazione di Obama. C'è "ampia convergenza tra la comunità internazionale in merito alla connessione tra la Russia e alcuni dei militanti armati nell'Ucraina orientale" ha affermato al Nyt Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato.

'CITTADINANZA FACILE' - E nella casella delle provocazioni smaccate il governo ucraino inserisce anche la nuova leggge voluta dal leader del Cremlino per rendere più snella l'acquisizione della cittadinanza russa per i madrelingua russofonii cui ascendenti diretti vivono o abbiano vissuto in Russia o in un territorio che faceva parte dell’impero russo o dell’Urss. In caso positivo, l’interessato (in questo caso di passaporto ucraino) deve rinunciare alla sua precedente cittadinanza ma può contare su alcuni programmi di prima accoglienza ed inserimento lavorativo. Previsto un test di lingua. Il provvedimento è stato pensato in particolare per sveltire le domande di cittadinanza degli abitanti della Crimea dopo l’annessione, ma potrebbe avere un effetto a cascata anche su tutti gli ex Paesi satelliti di Mosca.

RIABILITATI I TARTARI - Per temperare la manovra, Putin ha anche annunciato anche di aver firmato un decreto per la riabilitazione dei tatari di Crimea e di altre minoranze della penisola sul Mar Nero (armeni, tedeschi, greci) dopo le deportazioni staliniane al termine della seconda guerra mondiale.

BLITZ IN MIMETICA - Parole distanti da quanto avviene sul campo. Una trentina di uomini in mimetica e armati ha compiuto un blitz a Simferopoli nel 'parlamento' dei Tatari di Crimea per rimuovere la bandiera ucraina issata ieri in onore dell'arrivo di Mustafà Zhemiliov, leader storico della comunità musulmana locale e deputato del partito ucraino 'Patria' guidato da Iulia Timoshenko. Lo riferisce Newsru.com, secondo cui nell'azione sono state malmenate e insultate tre impiegate tatare che tentavano di opporsi. Per il momento è stata issata la bandiera nazionale dei Tatari di Crimea. Seccato il commento del presidente ad interim della Crimea, Sergei Aksionov, che via twitter ha invitato i tatari ad andarsene se non gradiscono la recente riunificazione con la Russia e ha lanviato minacce al 'parlamento' della comunità musulmana continuerà ''a provocare ostilità interetnica", issando ancora la bandiera ucraina.

SANZIONI A PUTIN - Se la crisi in Ucraina dovesse acuirsi gli Usa considereranno l’imposizione di sanzioni direttamente contro il presidente russo Vladimir Putin, una misura dotata in passato contro dittatori Saddam Hussein e Muammar Gheddafi. Lo ha annunciato il portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki, in un’intervista via Twitter con la radio Echo di Mosca. Psaki ha comunque chiarito che prima di arrivare a colpire direttamente Putin c’e’ un vasto numero di dirigenti russi che potrebbero essere colpiti da “una vasta serie di sanzioni”.

YANUKOVICH- Dall'esilio russo si rifà vivo anche il deposto presidente ucraino Viktor Ianukovich, che ammonisce i successori a "ritirare immediatamente tutte le loro forze armate" dalle regioni sud-orientali dell'Ucraina, dove insorti filorussi controllano edifici amministrativi in una decina di citta', per evitare "un bagno di sangue". Lo riferiscono le agenzie russe. Ianukovich, fuggito in Russia dopo la rivolta del Maidan, appoggiato l'idea - caldeggiata anche da Mosca - di indire un referendum regionale per trasformare l'Ucraina in stato federale.

ARRIVA MAURO - Intanto l'ex ministro della Difesa, Mario Mauro, domani sarà a Kiev in veste di parlamentare per incontrare esponenti politici e della societa' civile ucraina. "E' assurdo che in Italia si parli di uscire dall'Euro e dall'Europa, mentre in Ucraina c'è chi si fa ammazzare per entrare nell'Unione europea, per questo motivo parto per Kiev per lavorare, come ho sempre fatto nei miei quattordici anni da parlamentare europeo per la pace e la democrazia", spiega il senatore del gruppo Per l'Italia alla vigilia della partenza. Il presidente dei Popolari per l'Italia "è il primo politico italiano a recarsi in Ucraina dall'inizio delle proteste a novembre scorso", si legge nella nota che spiega come domani Mauro terrà una conferenza stampa alle 16 presso il Media Centre dell'Hotel Ucraina, via Institutska 4. Alle 17.30, invece, parteciperà alla conferenza "Crisi ucraina e la solidarieta' dell'Europa" presso l'Università Nazionale Kyiv-Mohyla Academy con i filosofi Aleksandr Filonenko e Konstantin Sigov. 

BLOCCATI E RILASCIATI -  I miliziani filorussi hanno fermato tre fotoreporter a Sloviansk chiedendo loro di mostrargli le foto scattate. Tra i fermati, e poi quasi subito rilasciati, c'è anche l'italiano Cosimo Attanasio che stava lavorando insieme ai colleghi Paul Gogo, francese, e Dmitri Galko, bielorusso. La stampa ucraina ha frettolosamente parlato di "rapimento" - e non a caso visto che in questo momento tra Mosca e Kiev è in atto una vera e propria guerra di propaganda -, ma stando a quanto ha riferito all'Ansa una fonte dell'ambasciata italiana in Ucraina gli insorti non hanno usato violenza contro i fotoreporter e poi hanno anche offerto loro un caffè e li hanno guidati tra le barricate degli edifici occupati.

ATTACCO AI MEDIA -  Insorti filorussi hanno anche fermato, nei giorni scorsi, la giornalista ucraina Irma Krat, che è stata un attivista nelle proteste a Kiev che hanno portato alla cacciata dell'ex presidente Viktor Yanukovich nel mese di febbraio. Krat, parlando nervosamente con alcuni suoi colleghi mentre era nel cortile del palazzo dove viene detenuta, oggi ha affermato che vorrebbe "andare via da lì ma i politici dovrebbero raggiungere un accordo e trovare una via d'uscita pacifica". Dopo le sue dichiarazioni i miliziani le hanno coperto viso con un panno bianco e l'hanno trasferita di nuovo all'interno dell'edificio.