Kathmandu, 22 aprile 2014 - Sherpa nepalesi in rivolta dopo la tragedia di venerdì scorso sull’Everest, la più grave di sempre, in cui 13 guide sono state travolta di una valanga durante una ricognizione in vista dell’avvio della stagione turistica. "Al termine di una lunga riunione abbiamo deciso di non fare più scalate quest’anno per onorare i nostri fratelli morti", ha spiegato uno degli sherpa, Tulsi Gurung.

Gli sherpa erano in trattativa con il governo nepalese a cui avevano lanciato un ultimatum che scadrà lunedì prossimo per ottenere aumenti salariali e una revisione degli indennizzi pagati dalle assicurazioni. Ora, però, hanno deciso che in ballo non ci sono solo i soldi e che "dovevano chiudere l’Everest per un anno per onorare quanti sono morti", ha riferito uno scalatore americano, Ed Marzec.

Gli sherpa guadagnano dai 3.000 ai 6.000 dollari a stagione ma la loro copertura assicurativa in caso di incidenti è giudicata assolutamente inadeguata. Dal 1953, anno della prima scalata di Edmund Hillary e Tenzing Norgay, sulla vetta di 8.848 metri sono morte più di 300 persone, per lo più sherpa.

Intanto il governo del Nepal ha annunciato oggi misure per migliorare le condizioni degli sherpa al fine di impedire il blocco della stagione 2014. Il governo, riferiscono i media, ha deciso fra l’altro l’aumento delle coperture assicurative su vita e salute, delle indennità per le vittime e la creazione di un Fondo di solidarietà.

"E’ un momento di grande confusione, ma nessuna decisione definitiva è stata ancora presa riguardo la stagione di spedizioni sull’Everest". Così all’ex presidente dell’Associazione alpinistica nepalese, Zimba Zangbu Sherpa. "Al campo base dicono una cosa, e a Kathmandu se ne sente un’altra circa il blocco o meno delle ascensioni. La realtà è che oggi e domani sono programmate riunioni fra le parti interessate da cui emergeranno le decisioni".

"La tragedia è stata grande - ha proseguito Zimba - ed è comprensibile l’atteggiamento di molti sherpa che non vorrebbero salire sull’Everest". Tuttavia, ha aggiunto, "è quasi inimmaginabile che tutto possa essere bloccato a pochissime settimane dall’inizio delle scalate e quando tutti i team internazionali sono già sul posto". Se il governo saprà venire incontro alle richieste presentate ieri, ha concluso, “e’ probabile che la stagione possa essere salvata".