Abuja, 12 maggio 2014  - Boko Haram ha diffuso un nuovo video in cui mostra quelle che sarebbero le ragazze rapite dal gruppo terrorista islamico da una scuola nel nord della Nigeria. Nel filmato di 17 minuti, il leader islamista Abubakar Shekau afferma che le studentesse si sono convertite all’Islam e minaccia che non verranno liberate fino a quando non saranno rilasciati tutti i membri di Boko Haram detenuti nelle carceri nigeriane.

Nel filmato, si vedono circa 130 ragazze vestite con l’hijab e tuniche scure lunghe fino ai piedi, mentre pregano vicino a degli alberi recitando il primo capitolo del Corano. Tre di loro vengono intervistate: due dichiarano di essersi convertite dal cristianesimo all’islamismo mentre una terza afferma che era già musulmana. Tutte appaiono calme e sostengono di non essere state trattate male.

Lo stesso Shekau, che non appare mai insieme alle studentesse, afferma che le ragazze “in verità le abbiamo liberate, sono diventate musulmane”. Il leader di Boko Haram minaccia poi che “non verranno mai rilasciate fino a quando non rilascerete i nostri fratelli” incarcerati. “Mi riferisco a quelle ragazze che non sono state sottomesse (convertite all’Islam)”, precisa poi. Non ci sono indicazioni di quando il video è stato girato, ma rispetto al precedente ha una qualità migliore e a un certo punto si vede anche un miliziano armato che impugna una piccola videocamera.

IL GOVERNO NON TRATTA - MA Il governo di Abuja ha respinto la proposta di Boko Haram di uno scambio delle ragazze rapite con la liberazione dei membri del gruppo terroristico detenuti nelle carceri nigeriane.

UE: IMMEDIATO RILASCIO - L’Unione europea chiede “l’immediato rilascio” delle studentesse rapite e dà il suo sostegno all’intenzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di valutare “misure appropriate contro Boko Haram”. Lo affermano i 28 ministri degli esteri Ue riuniti a Bruxelles.

GOVERNATORE: SONO ANCORA IN NIGERIA - Sono state avvistate le duecento ragazze rapite dalla setta islamista di Boko Haram in Nigeria. Il governatore dello Stato del Borno, Kashim Shetima, ha detto di aver trasmesso ai militari “informazioni” ricevute da testimoni, secondo i quali i rapitori non avrebbero oltrepassato il confine verso il Ciad o il Camerun e le ragazze potrebbero dunque trovarsi ancora in Nigeria. Intanto, la Francia si è detta pronta a mettere in piedi per il prossimo sabato un vertice dei paesi confinanti con la Nigeria per affrontare la questione.

“Ne ho parlato con il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan”, ha detto il capo di Stato francese, Francois Hollande, aggiungendo che al vertice dovrebbero essere presenti, tra gli altri, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione europea. Quest’ultima si occuperà dell’emergenza oggi nel corso del Consiglio affari esteri. Roma, ha spiegato nei giorni scorsi il capo della diplomazia italiana, Federica Mogherini, sottolineerà la necessità di un coordinamento tra i paesi europei, funzionale alla ricerca di una soluzione per la liberazione delle ragazze.

UN CONTATTO - Le autorità nigeriane hanno stabilito un contatto indiretto con il gruppo jihadista Boko Haram. Cinquantatre sarebbero riuscite a scappare ma i jihadisti, che hanno miancciato di venderle, ne hanno ancora nelle loro mani 276. Lo hanno riferito fonti di intelligence alla rete britannica Sky News, aggiungendo che gli stati confinanti, Ciad, Camerun e Niger, stanno fornendo immagini satellitari per cercare di individuare la zona dove le ragazze sono tenute in ostaggio. Sempre secondo l’emittente i Boko Haram avrebbero minato le aree dove si nascondo per impedire l’avanzata delle truppe nigeriane.

USA: NO A TRUPPE -  Gli Stati Uniti non invieranno truppe per la ricerca del luogo in cui sono tenute prigioniere le ragazze rapite. “Fino a questo momento non ne abbiamo l’intenzione”, ha detto il capo del Pentagono, Chuck Hagel, nel corso di un’intervista al canale televisivo ABC. La scorsa settimana Washington aveva inviato nel continente africano una missione di consiglieri militari per aiutare Abuja nella ricerca delle ragazze. “Sarà molto difficile. E’ un paese grande”, ha spiegato Hagel, “ma metteremo in campo qualsiasi mezzo possibile per aiutare il governo nigeriano”.

BOKO HARAM, UNA SPINA PER LA NIGERIA  - Dal 2009, gli attacchi di Boko Haram nel nord della Nigeria sono cresciuti in frequenza e ferocia, come ha denunciato di recente anche l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Nel mirino dei terroristi islamici, in particolare, chiese e scuole, oltre che obiettivi governativi. Solo quest’anno sono già stati oltre 1.500 i morti e decine di migliaia i civili costretti ad abbandonare le proprie case.

Le autorità nigeriane, accusate di non aver dato una pronta risposta al sequestro delle studentesse e di aver diffuso poche informazioni nei giorni immediatamente successivi, sono state costrette ad agire in seguito alla diffusione del primo video di Boko Haram, in cui si minacciava la vendita delle ragazze al mercato come schiave.

La pressione internazionale, grazie anche all’appoggio di decine di personaggi famosi, da Michelle Obama ad Angelina Jolie, ha portato sulla tragedia delle ragazze l’attenzione dei media e dei governi. Il presidente Goodluck Jonathan ha accettato l’assistenza internazionale da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e Israele, che hanno inviato specialisti nel Paese africano per aiutare le forze armate nella ricerca.