Roma, 16 maggio 2014 - Evidentemente il battage sui social network sta funzionando, e si aprono speranze per Meriam, la 27enne cristiana ortodossa, incinta all'ottavo mese, condannata a morte in Sudan per apostasia.

Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, l’organizzazione che ha promosso una petizione per salvare la giovane annuncia: “Meriam Yahia Ibrahim Ishag avrà un nuovo processo, sarà la Corte suprema ad affrontare il suo caso. Scongiurare la condanna a morte è possibile”.

La 27enne, incinta di otto mesi e madre di un bambino di un anno e mezzo, è stata condannata alla pena capitale e a cento frustate perché non ha voluto rinnegare la sua fede.
“Abbiamo avuto la conferma dal nostro referente a Khartoum di Sudan Change Now, Khalid Omer Yousif, che sta seguendo il caso da quando Meriam è stata arrestata il 17 febbraio dalle forze di polizia sudanese insieme al figlio di 20 mesi - scrive su Facebook Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur - La condanna a morte nei suoi confronti è stata pronunciata nonostante numerosi appelli per il rispetto della libertà di religione. Il giudice che l’ha emessa, Abbas Mohammed Al-Khalifa, leggendo il dispositivo a fine dibattimento ha affermato che erano stati concessi tre giorni all’imputata per abiurare, ma avendo deciso di non riconvertirsi all’islam meritava la condanna all’impiccagione. Queste dichiarazioni, come tutta questa vicenda, sono indegne. E noi con le altre organizzazioni mobilitate continueremo la nostra battaglia per salvare Meriam, come abbiamo fatto in passato per Layla e Intisar, condannate alla lapidazione per adulterio e poi graziate grazie alla nostra mobilitazione”.

Anche il premier Renzi oggi ha aderito alla campagna di Avvenire #meriamdevevivere.