Baquba (Iraq) 13 giugno 2014  - Elicotteri dell’esercito iracheno hanno lanciato missili contro una delle più grandi moschee di Tikrit, nel nord del Paese. Lo hanno riferito fonti ufficiali locali e testimoni, senza aggiungere dettagli su eventuali vittime. Nella città natale di Saddam Hussein, giovedì l’esercito aveva bombardato i palazzi appartenuti all’ex dittatore e ora occupati dagli jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del levante (Isis).

IL RIEPILOGO - Violenti combattimenti nella giornata di oggi tra esercito iracheno e le milizie jihadiste sunnite che tentano di dirigersi verso Baqouba, capoluogo della provincia di Diyala. L’esercito sta inoltre bombardando le posizioni ribelli nelle località di Saadiyah, Jalawla e Tikrit, conquistate nella notte dalle colonne dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Isil) senza incontrare resistenza.  La zona è considerata strategica perché apre la strada all’avanzata verso Baghdad. I militari iracheni avrebbero abbandonato le proprie postazioni nei villaggi, mentre i Peshmerga curdi hanno rafforzato i propri ranghi, senza entrare in contatto con i jihadisti. 

OBAMA - Barack Obama ha ribadito che non invierà “truppe usa in Iraq” per far fronte all’avanzata gli jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) che stanno avanzando su Baghdad. Il presidente ha confermato che sta valutando diverse ozpioni per sostenere il governo iracheno militarmente ma spetta al governo iracheno rispondere in primis all’emergenza. "Non rimanderemo truppe Usa a combattere in Iraq ma stiamo considerando altre ozpioni di aiuto”, ha detto Obama aggiungendo che l’avanzata di Isis deve essere un segnale al governo iracheno per fare le dure scelte “mettendo da parte le divisioni settarie (sciiti-sunniti)” e unirsi contro la minaccia jihadista. "Ci vorranno diversi giorni” per decidere come intervenire in Iraq al fianco del governo di Baghdad.

La commissione dell’Onu per i diritti umani, da Ginevra, ha confermato stamane le esecuzioni sommarie di civili e soldati in Iraq da parte dei jihadisti. Tra gli episodi denunciati, l’uccisione di 17 civili in una strada di Mosul che lavoravano per la polizia locale. I contractors Usa, intanto, torneranno temporaneamente in Iraq a fronte delle preoccupazioni per l’avanzata jihadista. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato Usa dopo che il presidente Barack Obama aveva promesso azioni immediate per far fronte alla nuova crisi nel Paese.

TRE BATTAGLIONI PASDARAN IRAN  A BAGHDAD- L’Iran “ha dispiegato tre battaglioni delle forze speciali dei Pasdaran (al Quds)” in Iraq per affiancare i soldati di Baghdad. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti della sicurezza di Teheran. Responsabili Usa minimizzano: non sono battaglioni al Quds ma milizie fedeli all’Iran.

I CURDI CONTROLLANO KIRKUK - Le milizie dei peshmerga, le truppe della regione autonoma del Kurdistan iracheno, hanno esteso il proprio controllo sull’intera città di Kirkuk, per difendersi da un probabile arrivo degli jihadisti. Nel corso dei pattugliamenti effettuati ieri intorno alla città petrolifera i miliziani curdi, secondo quanto riporta il quotidiano “al Quds al Arabi”, hanno ucciso 20 jihadisti provenienti dalla vicina Siria in aiuto all’Isis.E’ la prima volta che forze armate curde controllano la ricca città petrolifera contesa da arabi, curdi e turcomanni, situata a circa 240 chilometri a nord di Baghdad.

OSCURATI SOCIAL NETWORK - Il ministero delle Comunicazioni iracheno ha ordinato di bloccare siti e social network come Facebook, Twitter e YouTube nel Paese, mentre nel Paesi continuano i combattimenti per arginare l’offensiva degli jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). L’iniziativa del governo sembra diretta a impedire che i miliziani usino la rete per fare propaganda e coordinare attacchi. Tra i colpiti ci sono anche servizi di messaggistica, come WhatsApp e Viber. Lo hanno riferito tecnici di due delle principali aziende che forniscono servizi internet. Conferme dell’oscuramento dei siti sono arrivate anche da Cyber Arabs, organizzazione di base in Libano che monitora l’accesso a internet, e da una fonte del ministero delle Comunicazioni di Baghdad citata dall’agenzia di stampa del Kuwait, Kuna.