{{IMG_SX}}ROMA, 29 giugno 2007 - TIRATO a lustro nel suo completo gessato, camicia bianca, cravatta scura, Fabrizio Corona parla per oltre un’ora e mezzo, spavaldo, mai un’esitazione. Enrico Mentana, già soprannominato ‘mitraglia’, ha trovato pane per i suoi denti. «Mentana mi deve far parlare, perché sennò mi alzo e me ne vado», Corona zittisce il giornalista. Ieri sera è andato in onda su Canale 5 Matrix. Anzi, la prima puntata, chissà, forse non l’ultima, del ‘Fabrizio Corona show’. Si era parlato alla vigilia di un compenso da favola che Mediaset avrebbe pagato a Corona per l’intervista, ma Mentana smentisce: «Non ho mai parlato di soldi con Corona. Io l’ho invitato e lui ha detto di sì. Non so se poi tra Corona e Mediaset ci sia un accordo economico. Con noi non c’era».

 



NELLO STUDIO di Matrix, a Roma, insieme a Mentana c’era il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, protagonista con Corona, per tutta la puntata, di spassosi duetti. Una collaudata coppia da spettacolo, si sarebbe detto, tant’era l’affiatamento. Un contrappunto tra il paterno, l’ironico, l’educativo, quello a cui ha dato vita l’ex pm di Mani pulite, sfoggiando doti da showman, tanto che alla fine Corona, scherzoso ma non più di tanto, gli ha detto: «Vorrei portarla nell’agenzia di Lele Mora e farle fare delle fotografie vestito da gladiatore, come Russel Crow nel film». In collegamento da Torino, il vicedirettore della Stampa, Massimo Gramellini.



CORONA era a Milano perché, pur non essendo più agli arresti domiciliari, ha l’obbligo di firma che gli impedisce di muoversi dalla sua città. Con aria da professionista sedeva dietro alla sua scrivania tutta piena di carte e fascicoli, che ogni tanto ha consultato e letto, per avvalorare le sue affermazioni. La trasmissione comincia e Corona parte subito all’attacco. «Non capisco proprio perché tuttora non sono stati sbloccati i conti della mia società. In questo modo non mi si permette di pagare i trenta dipendenti».



E SUBITO interviene Di Pietro che spiega calmo: «Non li sbloccano perché lei è accusato di estorsione. E nell’estorsione si presuppone che esistano parti lese che hanno eventualmente diritto a un risarcimento». Ma Corona non ci sta. Dice che l’eventuale estorsione ammonterebbe a 80mila euro, mentre sui conti della società di euro ce ne sono 700mila. E Di Pietro, di rimando: «Alla fine delle indagini preliminari potrà presentare un’istanza». Istanza già presentata, dice Corona. E provocatorio Corona incalza Di Pietro: «Forse lei mi dirà che la magistratura italiana non funziona bene». Di Pietro annuisce: «Questo è vero».



SI VA AVANTI e Corona è un fiume in piena. Ne ha per tutti. Anche per i giornalisti. «Anche il giornalismo italiano funziona male. Hanno continuato a chiamarmi fotografo, paparazzo, mentre io non ho fatto una foto in vita mia». Ma passi per il fotografo. L’appellativo che proprio non gli è andato giù è ‘guappo’. «Come si permette un pm di definire un indagato ‘guappo’?». E Di Pietro sdrammatizza: «Perché è napoletano».



SI PARLA della vicenda di Lapo Elkan: «Non sono stato io a chiedere soldi per non far uscire l’intervista a Donato Brocco (il transessuale ‘Patrizia’ nella cui casa Lapo Elkann si sentì male durante un festino, ndr) ma è stata la Fiat a rivolgersi a me»). Si parla di Francesco Totti: «Un fotografo di Roma mi chiamò proponendomi uno scoop su Totti: ‘C’è Flavia Vento che ha una storia con Totti e ho le prove...’ Totti sapeva tutto, anche dei soldi».



E ANCORA di altri calciatori come Roberto Gilardino e Adriano, e della vicenda che ha sfiorato alcuni politici, da Clemente Mastella a Silvio Sircana. Corona parla di «un grosso personaggio televisivo» che sarebbe intervenuto per bloccare l’intervista in cui Flavia Vento affermava di avere avuto un flirt con il capitano della Roma. Ci si inoltra nei meandri di tutta la vicenda Vallettopoli e, tra nomi, luoghi, la versione di questo contro la versione di quello, un po’ ci si perde. Non lui, che procede sicuro. Gramellini invita Corona a non chiamare «artisti quei personaggi del sottobosco dello spettacolo che non sanno fare nulla». E ricorda, non senza sconforto, come si occupasse di ben diverse, più importanti questioni, tangenti, l’inchiesta in corso quindici anni fa.


ANCHE Di Pietro si sente «depresso per tanto fecciume. Quanti mezzi, quanti uomini per scoprire storie di corna e tradimenti? Le poche risorse che ci sono andrebbero usate diversamente». Corona raccoglie al volo e s’inserisce pronto: «Certo, si occupassero piuttosto della mafia». E mentre annuncia la prossima uscita di un suo libro, a un certo punto la butta là con noncuranza: «Cosa farò in futuro? Magari il politico».