{{IMG_SX}}Firenze, 12 dicembre 2007 - «Sì è vero. Confermo. Io e Giorgio ci sposiamo». E’ raggiante Pia Tolomei di Lippa, discendente - omonima di quella cantata da Dante nella Divina Commedia (e ora dalla Nannini). E’ lei la donna che ha fatto capitolare l’innamorato di generazioni di signore & signorine, Giorgio Albertazzi. Ottantaquattro anni lui, primo matrimonio. Lei le stesse cifre ma al contrario, quarantotto, insieme da una vita.


Galeotta è stata la volta che...
«Che ci siamo conosciuti a casa di un attore della compagnia di Giorgio, a Firenze. Era l’81. Non l’ho più lasciato».


Cosa le è piaciuto di lui?
«Di Giorgio si ama tutto, e tutto insieme»


Lei è stata campionessa di golf e ha abbandonato tutto. Rimpianti?
«Nessun rimpianto, per carità. Non so cosa siano. Ho sempre fatto quello che mi dettava il cuore. E non me ne pento».


All’inizio Pia, lei aveva vent’anni, lui già sessanta...
«E allora? L’unico problema, ma solo all’inizio è stato della mia famiglia. Ma poi hanno capito, non mi hanno mai ostacolato. Ho la fortuna di avere genitori intelligenti. Mi rendo conto che non capita tutti i giorni. E anche loro si sono subito resi conto che un Albertazzi non si incontra sempre».


Quando avete deciso di sposarvi?
«Da quando ci siamo conosciuti. Lui mi diceva sempre: "A primavera ti sposo"».

Quale primavera?
(ride). «Appunto. E da quella volta sono passate ventisei primavere e come va a finire? Che mi sposa d’inverno».

Come si fa con un uomo tanto corteggiato?
«E’ sempre stato pieno di donne, è pieno di donne anche ora. Una giornalista gli ha detto: Sono felice anche se oramai non ho più speranze. Ma questo va bene, non sono gelosa. Ho imparato a far finta di niente e a capire».

Immaginiamo che non sarà una sposina vestita di bianco tulle...
«Sarò vestita come tutti i giorni: pantaloni, una giacca e via. Non credo proprio che Giorgio mi arrivi in tight».

Viaggio di nozze?
«Abbiamo fatto tanti di quei viaggi di nozze noi che non ti immagini neppure. Ma una cosa è certa, trascorreremo un po’ di tempo in Maremma».

La sua famiglia è molto conosciuta: sua madre è Miuta Pontello, suo padre è il conte Claudio Tolomei di Lippa: come hanno reagito?
«Sono contenti, che devono fare? I miei sono sempre stati molto aperti, moderni. Sono secoli che stiamo insieme. Dei miei parenti ho invitato solo loro e i miei fratelli e le loro compagne. E la mia adorata cugina Costanza che per me conta più della mia famiglia».

Chi saranno i vostri testimoni?
«Per Giorgio, il regista Maurizio Scaparro che ha voluto raccontare a tutti questa notizia delle nozze. Per me, mia sorella Camilla».


Niente lista?
«Ma no, dai. A dire la verità non volevo si sapesse niente. Poi la cosa è girata. Mi hanno fatto tanti bei regali e devo ringraziare di cuore. Ma noi neppure un confetto abbiamo preparato da offrire».

Quale spettacolo l’ha fatta innamorare di Albertazzi?
«Enrico IV, al teatro della Pergola di Firenze. Io che amo i cani ma odio gli attori cani, mi accorsi che lui non era per niente cane. E mi sono innamorata. E nonostante quella differenza d’età che tanto dà nell’occhio ma che è solo mentale, oggi amo Giorgio come ieri. E dopo tutti questi anni mi sento come quel giorno: folgorata».