Parigi, 23 novembre 2010 - I giornalisti dovrebbero essere il 'cane da guardia' del potere. Sembrerebbero proibiti, quindi, i rapporti sentimentali tra politici e giornaliste o viceversa. 

In Francia, tuttavia, sono molte le coppie formate da giornaliste e potenti. Questa 'anomalia' francese è sempre meno tollerata dal pubblico transalpino: insospettita da questa sospetta vicinanza tra media e potere, l'opinione pubblica ha ripetutamente chiesto a gran voce le dimissioni o il trasferimento delle giornaliste, che, a causa della loro relazione sentimentale con un politico, venivano ritenute non idonee ad esercitare la loro professione. Stranamente, mai una volta è stata chiesta la dimissione di un potente. 

L'ultima vittima in ordine di tempo è Audrey Pulvar: il suo compagno, Arnaud Montebourg, si è candidato alle primarie socialiste e i-Télé, la rete 'All news' per cui lei lavora, ha immediatamente sospeso la sua trasmissione. Ma i casi sono stati tanti: per esempio, Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fmi e possibile rivale di Sarkozy per l´Eliseo, e Anne Sinclair, per molti anni la più popolare giornalista televisiva francese che, nel 1997, lasciò il piccolo schermo nel 1997, quando il marito diventò numero due del governo Jospin; o ancora la giornalista Béatrice Schönberg, moglie del ministro Jean-Louis Borloo. Tutti esempi di donne che si sono sacrificate per la carriera dei loro consorti.  

Una domanda sorge spontanea: perché i giornalisti non cercano di sedurre le donne politiche? Didier Hassoux, del 'Canard enchainé', ha una risposta probabilmente fondata: "Nella mente maschilista dei giornalisti politici una donna non è al cuore del sistema politico, salvo qualche caso notevole. Una ministra è un sottoministro, un burattino nelle mani di qualcuno più potente. Non sono interessanti professionalmente e quindi nemmeno sessualmente".

È il potere, insomma, a scatenare l'attrazione. E in politica, almeno per ora, lo detengono gli uomini.