Roma, 29 nov. (Labitalia) – Le donne iscritte all'ordine dei consulenti del lavoro sono il 46%, su un totale di 28.000 iscritti, il 41% in fascia di età con meno di 41 anni e il 59% in fascia con più di 41 anni. E’ quanto emerge da un questionario compilato dalle consulenti del lavoro, diffuso oggi in occasione del Congresso straordinario di categoria, in corso a Roma fino a domani. L’indagine pone in evidenza che le risposte provengono dal 51% delle iscritte all’Ordine da più di 20 anni e il 49% da iscritte da un massimo di 10 anni.

Sono prevalentemente professioniste coniugate (65%) con figli in fascia di età superiore agli 11 anni (53%). Per il 90% sono libere professioniste, diplomate (70%), con un proprio studio che le impegna per oltre 40 ore settimanali.

Impegno, passione, merito (90%) sono le motivazioni che le hanno spinte a scegliere la professione; meno rilevante è la scelta per motivi economici. Il problema familiare, condiviso dalla donna in tutte le professioni, anche per le consulenti del lavoro è preponderante. L’impegno dedicato alla professione porta a ridurre la presenza in famiglia e viene vissuto come un condizionamento nella scelta di un’eventuale maternità. Questo problema resta un limite all’accesso della professione per il 63% delle consulenti che hanno risposto. L'emancipazione femminile e l'evolversi del ruolo sociale hanno portato, nel mondo della professione, a un abbassamento dei differenziali di genere per il 69% delle risposte. Questo sia nell’accesso alla professione sia nell’apertura di una propria attività (71%). Il 39% delle risposte invece sottolinea la difficoltà nell’occupare ruoli dirigenziali all’interno della categoria.

In generale, le donne nell'evoluzione della propria attività professionale e considerando l’attuale momento di mercato, ritengono che nei prossimi anni la pressione di consulenti del lavoro dovrà subire un'evoluzione. Le intervistate ritengono che questa evoluzione avverrà con l’inserimento di nuove specializzazioni (17%), con l’aggregazione tra diverse figure professionali (commercialista avvocato, ingegnere) e con l’offerta di servizi più qualificati all’interno di un’unica struttura associata (63%). Solo il 20% prevede il ridimensionamento della propria attività.

In particolare, le giovani consulenti del lavoro danno per prioritarie tutte le attività a favore dell’interscambio professionale unito ad attività di promozione sulla cooperazione giovanile (60%). Concordano che l’Ordine nazionale debba promuovere incentivi alla maternità e all’assistenza della famiglia (29%) mentre non paiono determinanti le agevolazioni per la previdenza integrativa. Le giovani che intendono intraprendere la professioni richiedono all’Ordine la creazione di supporti informatici comuni: programmi di elaborazioni paghe, banca dati centralizzata, ecc (45%) e formule di agevolazione (37%).

L'indagine pone in evidenza alcune richieste dirette all'Ordine sia per rendere più agevole il percorso sia per ridurne i disagi e le difficoltà dell'avvio alla professione: il 49% richiede una rappresentanza delle giovani consulenti all'interno degli Ordini nazionali e provinciali e si conferma l'importanza delle aggregazioni tra diverse specializzazioni sinergiche allo sviluppo dell'attività in formula di società professionali (95%) per offrire ai clienti maggiore servizi e ridurre i costi di gestione. I forum di dialogo, le iniziative di cooperazione, ma soprattutto a livello provinciale gli incontri periodici tra giovani, sono le forme ritenute più idonee per un confronto tra le giovani consulenti mentre emerge - valorizzazione per la successione generazionale - la forte richiesta di interscambio tra giovani professionisti e senior.

Le misure di intervento più richieste sono la creazione di strumenti di dialogo quali meeting a livello provinciale (31%) con la creazione di gruppi di ascolto senior-junior (35%) attraverso le nuove forme di comunicazione blog-community (24%).