Roma, novembre 2012 - Il 2012 è stato un anno molto importante per l’International Fur Free Retailer Program (www.furfreeretailer.com) il protocollo che identifica le aziende di abbigliamento che non utilizzano pellicce animali: sono oltre 50 le nuove adesioni e si è raggiunto il record di 20 Paesi coinvolti nel progetto. Lo riferisce la LAV (www.nonlosapevo.com), unica referente del programma in Italia.

<Il Programma fur-free, sostenuto dalla Fur Free Alliance – coalizione di associazioni animaliste nel mondo - sta incrementando l’offerta di abbigliamento che non causa sofferenza agli animali e confidiamo nel fatto che anche nel prossimo anno sempre più aziende assumano una formale e pubblica posizione contro lo sfruttamento degli animali per la loro pelliccia, non solo tramite l’adozione di policy interne, ma anche con l’adesione allo Standard Internazionale Fur-Free”, dichiara Simone Pavesi responsabile LAV Campagna Pellicce.

Da segnalare, oltre il boom di adesioni al progetto Fur Free su scala internazionale, la diversificazione delle fasce di mercato in cui operano le aziende moda che hanno scelto di non usare pellicce: dall’abbigliamento tecnico e sportivo al settore del lusso, dal premaman al classico e formale. <E’ in continua crescita il numero degli operatori dell’industria dell’abbigliamento che dichiarano pubblicamente di non utilizzare pelliccia animale – conferma infatti Pavesi – Tra essi non ci sono solo aziende moda, ma anche aziende distributive che operano nell’e-commerce e che offrono ai loro clienti solo capi fur-free>.

Tra le più recenti adesioni al progetto internazionale, è importante ricordare: ASOS, il più grande operatore e-commerce del Regno Unito che distribuisce capi in 190 Paesi; COS (Collection Of Style), il brand della svedese H&M. Da sempre fur-free ha recentemente pubblicizzato questa politica aziendale con l’adesione al programma; Elisabetta Franchi, emblema della moda italiana responsabile per il non uso di pellicce animali.

A questi nomi se ne affiancano molti altri, probabilmente meno noti ai consumatori italiani ma non meno apprezzati all’estero, come: la tedesca Zero, l’olandese Noppies, la statunitense Encore Ballroom Couture, specializzata in abiti da sera. La lista completa, suddivisa anche per singoli mercati nazionali, è disponibile sul sito dedicato www.furfreeretailer.com.

La LAV fornisce un “semaforo” delle aziende coinvolte in Italia: dal verde, segnale positivo che indica un brand attento che ha dichiarato lo stop all’uso di pellicce animali, al rosso delle marche più restie al cambiamento. <Lo scorso gennaio la LAV, dalle pagine del sito www.nonlosapevo.com, ha avviato un’azione di mass-mailing verso alcune aziende italiane per chiedere loro di non commercializzare più pellicce e, per quelle che invece hanno già rinunciato all’uso di pelliccia nelle proprie collezioni, di formalizzare questa loro responsabile scelta con l’adesione allo Standard Internazionale – spiega infatti Simone Pavesi - A seguito delle migliaia di mail ricevute, alcune aziende si sono dimostrate interessate alla nostra istanza ed è stato avviato un percorso di confronto che riteniamo essere solo all’inizio. Per ora abbiamo deciso di chiudere il mass-mailing, ma le azioni della LAV per la promozione di una moda animals’ friendly non si concludono. Il nostro ringraziamento va dunque ai sostenitori che ci hanno permesso di intraprendere questa importante iniziativa e un nuovo dialogo con le aziende di abbigliamento. A tutti chiediamo di continuare a seguirci su www.nonlosapevo.com, e cliccare LIKE! della pagina Facebook Internazionale www.facebook.com/furfreeretailer>.