Roma, 4 febbraio 2013– <Una tigre si comporta da tigre; dopo anni di violenze, ha reagito ad una condizione di estrema prostrazione causata dall’addestramento, dai continui spostamenti in camion, dall’essere costretta a vivere in uno spazio claustrofobico come quello di una gabbia>. Sono queste le parole con cui il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, spiega il comportamento di una tigre che, nel corso di uno spettacolo circense in Messico, ha aggredito e ucciso un domatore.

<Ciò che è accaduto nel Paese centroamericano non è un “incidente” ma un fatto prevedibile che conferma, per l’ennesima volta, quanto le esibizioni circensi siano pericolose per l’incolumità degli spettatori e degli stessi operatori – prosegue Ferri. Nell’interesse di tutti, animali e uomini, è ora di dire basta al circo che sfrutta altri esseri senzienti>.

La sorte della tigre adesso è appesa un filo, perché dopo una vita da prigioniera rischia di essere abbattuta per avere avuto un comportamento “da tigre”. Per questo, l’Ente Nazionale Protezione Animali ha lanciato un appello all’ambasciatore del Messico in Italia chiedendogli di impegnarsi affinché il suo Governo risparmi la vita del felino, affidandolo ad un santuario, e segua l’esempio di Bolivia e Perù che hanno detto basta agli animali nei circhi.

<Anche il “Vecchio Continente” si sta muovendo su questo versante – aggiunge il direttore scientifico della Protezione Animali – la Grecia ha fatto da apripista ed altri Paesi, come Germania e Olanda, potrebbero presto seguirne l’esempio. All’appello purtroppo manca l’Italia; il nuovo Parlamento dovrebbe impegnarsi seriamente a vietare l’uso degli animali nei circhi per chiudere finalmente con una pratica eticamente inaccettabile e per garantire pienamente la tutela dell’incolumità pubblica>.
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