Milano, 20 aprile 2013 - <Dalle 12, cinque persone sono chiuse dentro il quarto piano del Dipartimento di Farmacologia in via Vanvitelli 32 a Milano, barricate in modo da resistere a lungo e pronte a rimanerci anche diversi giorni se necessario. Insieme a loro ci sono migliaia di animali già sottoposti ad esperimenti, chiusi nelle loro piccole gabbie, nella loro vita ridotta ad un numero. Questi animali non hanno scelto di essere lì e non hanno possibilità di andarsene. La nostra condizione per uscire e andarcene è che anche gli animali vengano con noi>.

Questa la <rivendicazione dell'occupazione degli stabulari del laboratorio di vivisezione> pubblicata sul loro sito dagli attivisti animalisti del "Coordinamento Fermare Green Hill", dopo che una cinquantina di militanti aveva fatto irruzione nella sede di Città Studi dell'Università Statale di Milano. Gli animalisti sono entrati nell'atrio e si sono chiusi alle spalle il portone principale che hanno chiuso con una catena e un lucchetto, esponendo lo "Contro la vivisezione abbattiamo questo muro di silenzio".

Sul posto sono intervenuti gli investigatori della Digos e della Scientifica. A portare la loro solidarietà agli occupanti, sono confluiti in via Vanvitelli buona parte delle 250 persone che si erano ritrovate a partire dalle 14 in piazzale Duca d'Aosta per il "corteo nazionale contro la vivisezione" in occasione della "Giornata Mondiale per gli animali nei laboratori" che si celebra il 24 aprile.

La manifestazione, organizzata dal "Coordinamento Fermare Greenhill", dal "Comitato Montichiari Contro Green Hill" e da molte altre realtà antispeciste e antivivisezioniste, che doveva sfilare per la città, si è così spostata davanti al Dipartimento di Farmacologia.

<Con questa azione senza precedenti vogliamo documentare le condizioni in cui vivono gli animali e gli esperimenti che vengono condotti, mostrandoli a tutta la società con fotografie e filmati; dare visibilità al problema vivisezione e ai luoghi in cui viene praticata, dando così un nome anche a chi la pratica; far partire un assedio pacifico dentro e davanti al laboratorio con la richiesta che gli animali vengano liberati e che dal Ministero e dai palazzi della politica cessino le false promesse e si cominci davvero a muovere passi verso l`abolizione della sperimentazione su animali> spiegano nel loro comunicato gli attivisti animalisti del "Coordinamento Fermare Green Hill", che dal loro sito lanciano un appello a sostenere l'azione all'Università milanese.

<Da questo momento in poi abbiamo bisogno di tutto l`aiuto e il supporto possibile a quest`azione. Il corteo di oggi è confermato e porterà tantissime persone davanti al laboratorio, ma affinché l`azione non venga interrotta con atti di forza abbiamo bisogno di persone che si fermino lì davanti stanotte, che arrivino a dare man forte domani, che si prendano anche mezza giornata libera lunedì> scrivono gli animalisti, sottolineando che <abbiamo bisogno che tutto il mondo sappia che cosa sta accadendo, che tutti vedano le immagini che stanno arrivando dall`interno dello stabulario e che l`effetto possa essere davvero quello di abbattere il muro di silenzio che circonda la vivisezione>.

<Ognuno di noi è la voce di quegli animali prigionieri e di cui pretendiamo la liberazione. Ognuno di noi deve essere uno spiraglio di conoscenza per chi ci sta attorno, una scintilla per il cambiamento: non è più il momento di rimandare o di delegare: è ora di agire per la liberazione> continuano i militanti anti-vivisezione, annunciando che <nelle prossime ore dagli stabulari di Farmacologia verranno diffuse continuamente fotografie, filmati, dichiarazioni e scritti. Le persone che hanno deciso di mettersi in gioco per quest`azione saranno fianco a fianco degli animali per molto tempo e non vogliono andarsene lasciandoli in quel laboratorio>.

Secondo quanto si è appreso nel pomeriggio, i volontari avrebbero trovato, all'interno dei laboratori, conigli e ratti. Alcuni degli attivisti, secondo quanto riportato nel sito sarebbero cinque ma non c'è chiarezza sul numero, si sarebbero incatenati all'interno dei laboratori con un sistema di catene che non consente di aprire la porta degli studi. L'apertura della porta, infatti, provocherebbe danni ai volontari assicurati con le catene.

Per questo motivo i responsabili delle forze dell'ordine e i funzionari della Digos, trattano con gli attivisti attraverso una fessura della porta. I volontari non intendono mollare e, nel frattempo, oltre a documentare la presenza di animali all'interno del laboratorio, stanno cercando di capire anche quali siano i "clienti" destinatari ultimi della ricerca attraverso la vivisezioone. Il clima, dicono gli attivisti, è tranquillo anche se la Digos insiste perché tutti lascino i laboratori. Nell'area sono state individuate anche delle gabbie per cani ma vuote e, probabilmente, inutilizzate da tempo.
Per contatti con la nostra redazione: [email protected]