Varese, 20 novembre 2013 -  Attraverso reti, gabbiette da richiamo contenenti uccelli vivi
e un altoparlante un bracconiere è riuscito a catturare una quarantina di uccelli nel Varesotto, ma è stato arrestato dai carabinieri per furto ai danni dello Stato. Processato per direttissima, è stato condannato a 6 mesi di reclusione e 300 euro di sanzione.

Si tratterebbe, secondo il Servizio interprovinciale Tutela animali, che ha condotto l'intervento, del ''primo caso in Italia'' perché ''sebbene la Cassazione avesse ribadito più volte che la cattura non autorizzata di fauna selvatica fosse da considerarsi un furto ai danni dello Stato, non si era mai giunti all'arresto e al rinvio a giudizio per direttissima (con conseguente condanna) di un bracconiere per illeciti che non riguardassero le armi da fuoco''.

La fauna selvatica è considerata infatti ''patrimonio indisponibile dello Stato''. L'uomo aveva allestito il roccolo, costituito da diverse reti da uccellagione, in un bosco di sua proprietà a Venegono Superiore (Varese).

Gli uccelli catturati, tra cui tordi, merli e fringuelli, erano destinati anche a cacciatori come richiami vivi per l'attività venatoria. I volatili sono stati affidati al Centro recupero animali selvatici di Vanzago (Milano), mentre gli strumenti utilizzati per la cattura sono stati sequestrati. L'uomo, oltre che di furto ai danni dello Stato, era accusato anche di maltrattamento di animali, ricettazione e violazione della Convenzione internazionale di Berna sulla tutela della fauna selvatica.
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