Roma, 7 gennaio 2014  - "Dopo l'aumento dell'IVA al 22%, la scure del Governo potrebbe abbattersi sulla detraibilità fiscale delle spese veterinarie. Con effetti disastrosi, già sul prossimo Modello 730 di milioni di cittadini - proprietari, se non ci sarà un'inversione di rotta nella strategia del Governo". Lo sottolineano i veterinari dell'Anmvi, secondo cui  "L'aut aut posto a 13 milioni di famiglie dalla Legge di Stabilità 2014 è dei più minacciosi: o il riordino delle detrazioni (da decidere per decreto entro il 31 gennaio) o la riduzione percentuale, automatica, del recupero fiscale delle spese veterinarie".

"Se nel primo caso - prosegue l'Anmvi - il rischio è di vedere azzerati gli esigui benefici fiscali introdotti nel 2000 in favore della salute di tutti gli animali da compagnia legalmente detenuti, nel secondo si prospetta la riduzione progressiva dall'attuale 19% di detrazione d'imposta al 18% (per le spese veterinarie sostenute 2013) fino al 17% (per quelle del 2014). Il vantaggio fiscale effettivo scenderebbe dagli attuali 49 euro annuali a 43 euro.

"La già scarsa considerazione del nostro Stato per la sanità veterinaria scenderebbe a 0,12 centesimi di agevolazione fiscale al giorno", commenta Marco Melosi, Presidente Anmvi, che sottolinea come la salute di milioni di animali che vivono a stretto contatto con le famiglie sia anche una questione di sanità pubblica.

"E' sconcertante - prosegue Melosi- l'ipocrisia di un Paese e di una classe politica che professa sentimenti per gli animali, li tutela penalmente ma poi non esita a tassare l'affettività familiare". L'ANMVI chiede che le detrazioni fiscali riconosciute sulle spese e sui medicinali veterinari non vengano penalizzate e sottolinea come il 'contrasto di interesse' (detrazione su fatturazione) rappresenti anche una forma di lotta all'evasione e di trasparenza economica.

"Hanno ragione - conclude il Presidente ANMVI - gli analisti tributari quando dicono che l'effetto retroattivo delle riduzioni fiscali va contro i principi dello Statuto del contribuente, ma hanno ancora più ragione i proprietari che sopportano i costi di obblighi amministrativi come il microchip e adempiono al dovere del possesso responsabile con interventi di prevenzione del randagismo e di profilassi veterinaria, senza ottenere alcun sostegno economico dallo Stato, anzi venendo ricambiati con la più alta pressione fiscale di tutti i tempi".
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