Roma, 12 febbraio 2014 - Don Tullio aveva un cane, era suo e lo amava. Ora don Tullio non c'è più e le cose sono cambiate. Molto.  Il nuovo prete non vuole dare alle volontarie le chiavi per andare a dare da mangiare a Tek, che vive sempre solo, al freddo, in un cortile chiuso. E tutto l'amore di don Tullio per il cane che aveva accolto sembra inutile. Accade a Chivasso, in provincia di Torino.

Il nuovo parroco non vuole quel cane e non tollera che ci sia chi si preoccupa per lui. Tek è un cane, anzi un cagnolone, con testone dagli occhi umani su un corpo robusto e ricoperto di un folto pelo nero. Con don Tullio era amore puro : due solitudini che andavano insieme nella vita condividendo la serenità e la pace di un animo mite, di un cuore privo di cattiveria, un rapporto dignitoso e corretto che sapeva collegare senza egoismo l’amore per gli uomini all’amore per il Creatore e per tutte le sue meravigliose creature. 

I giorni passavano, il campanile all’ombra del quale si aggirava libero TEK, l’amato cane di Don Tullio, proteggeva questo rapporto dignitoso, colmo di attenzioni reciproche tenere e delicate. Ma, ahimè, tutti siamo mortali e anche per Don Tullio, parroco molto amato e stimato, venne il giorno del ritorno alla casa del Padre tra il compianto generale.

Nessuno si ricordò di TEK che silenziosamente, ma col testone ripiegato, continuava a sostare dietro la porta da cui vedeva ogni giorno comparire il suo compagno umano con qualche bocconcino prelibato o anche solo con la voce gioiosa e la carezza pronta. Si giocava un po’ nello spazioso cortile, a volte spuntavano palline da rincorrere, bastoncini da afferrare al volo, Don Tullio dimenticava per qualche ora le incombenze tanto gravose e importanti e spesso il suo amico cane aveva il permesso di seguirlo e distendersi nella cuccia, accanto ai suoi piedi mentre era intento agli impegnativi lavori di tavolino.

Quando Don Tullio fu portato al cimitero, TEK non riusciva a rassegnarsi, non capiva, nessuno gli spiegava qualcosa, nessuno si ricordava di lui. Dopo giorni di attesa si convinse a mangiare quella ciotola di cibo che un’anima buona veniva a portagli quotidianamente, ma non si rassegnò a non aspettare più il suo padrone. Lo tosarono in estate, gli dettero acqua, cibo, e qualche carezza, qualche parola incoraggiante. Lo curarono e protessero dall’inverno.

Ma oggi l’ombra del campanile non è più sua. Deve sloggiare. Le volontarie hanno chiesto a tutti i parrocchiani del paese, che tanto amavano il prete defunto, ma nessuno vuole il suo cane, lui può fare qualsiasi fine. Ora che è vecchio, triste e senza speranza. Le cose cambiano, i giorni distruggono tutto ciò che sembrava irremovibile e fermo fino ad ieri. TEK deve andar via. È vecchio, è triste, nessuno lo vuole. Le volontarie sperano che, dall'alto, don Tullio possa proteggere Tek. Ma, nell'attesa, si adoperano per riuscire a sfamare il cagnolone nella speranza che trovi una casa calda e accogliente dove vivere. Perché lì, davvero, non può restare.
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