Villalago (L'Aquila), 9 giugno 2014  - Questa mattina, durante una perlustrazione di servizio, le guardie del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise hanno rinvenuto in localita' "Prato Cardoso", nel Comune di Villalago, la carcassa di un orso. Sul luogo del ritrovamento sono intervenuti il servizio di sorveglianza, il veterinario, il servizio scientifico e gli agenti del Corpo forestale che hanno provveduto a fare tutti i rilievi necessari.

Con il servizio di sorveglianza si è recato il presidente del Parco Antonio Carrara, per rendersi conto direttamente dell'accaduto. Il corpo è stato recuperatao nel primo pomeriggio e trasportato a Pescasseroli. L'avanzato stato di decomposizione non permette, al momento, di formulare una ipotesi verosimile circa la morte del plantigrado: si tratta - dice l'Ente - di un individuo di sesso maschile adulto di circa 14 anni di età, conosciuto dai ricercatori del Parco con il nome di 'Ferroio'. La carcassa sarà trasportata in un centro specializzato per sottoporla a necroscopia per accertare le cause della morte.

"E' presto per fare qualsiasi ipotesi. Aspettiamo l'esito degli esami necroscopici per capire meglio chi o che cosa abbia causato la morte dell'orso. Il luogo particolarmente isolato e di montagna dove è stata ritrovata la carcassa ci fa comunque pensare che l'uomo c'entri poco in questa storia". E' il presidente del Pnalm, Antonio Carrara che interviene al termine del sopralluogo.

L'orso, che aveva 14 anni, è il sesto plantigrado morto dall'inizio dello scorso anno. L'ultimo nel mese di marzo, la cui morte sarebbe avvenuta per una forma di tubercolosi. Proprio per accertare se la malattia che ha colpito l'orso sia riconducibile a un micro batterio sviluppato dai bovini di allevamento, si attende l'esito delle analisi del'Istituto Zooprofilattico di Brescia. 

"Ci stiamo muovendo su più fronti per arrivare a capire quale sia il batterio che sta colpendo molti animali selvatici tra cui l'orso - prosegue Carrara - fondamentale sarà il gruppo di lavoro nominato dal ministero della Salute, che dovrà studiare le cause e quindi, le misure più efficaci per tutelare gli animali selvatici dalle malattie per loro letali come la tubercolosi".  Intanto, dai prossimi giorni saranno sguinzagliati all'interno dell'area protetta i cani antiveleno già utilizzati nel progetto "Life" del Parco nazionale del
Gran Sasso, progetto che sarà adottato anche dal Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

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