Roma, 25 luglio 2014 - 73 professionisti laureati in discipline scientifiche hanno chiesto al Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia di fermare le sperimentazioni sui macachi. Gli animali, allevati nello stabulario della stessa Università, sono sottoposti a test molto invasivi che comportano l’inserimento di una spira (una sorta di vite) sotto la congiuntiva oculare, fili d’acciaio nei muscoli della nuca e camere di registrazione impiantate nel cervello; tali esperimenti durano anni e hanno come esito la morte.

“Sono decenni che l’Ateneo modenese usa le scimmie per fini sperimentali e le pubblicazioni frutto di tali invasive investigazioni continuano a non dare risposte per l’uomo, è ora di smettere di giustificare dolore e uccisioni in nome di uno studio che non cura nessun malato”, commenta Michela Kuan, biologa responsabile LAV settore Vivisezione. Tra i firmatari dell’appello molti esponenti della neonata Associazione O.S.A. (Oltre la Sperimentazione Animale), che riunisce medici, veterinari, biologi, farmacisti e altri laureati in discipline scientifiche che hanno deciso di unire le loro competenze allo scopo di offrire alla ricerca scientifica modelli alternativi all’uso di animali, e fornire informazioni competenti rispetto alla reale utilità della sperimentazione animale.

"Tali procedure sono non solo eticamente inaccettabili, ma scientificamente non ammissibili", come sostenuto e dettagliatamente argomentato dagli aderenti all’O.S.A. L’appello al Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia di chiudere questa inutile ricerca, si aggiunge a quello già fatto nei mesi precedenti da ben 84 deputati di vari schieramenti. Le associazioni animaliste, inoltre, hanno più volte offerto la propria disponibilità a farsi carico delle scimmie eventualmente dismesse, ma tutte le richieste per ora sono cadute nel vuoto.

“Troppo spesso il messaggio antivivisezionista viene subdolamente associato solo a facili emotività per far credere che chi è contro l’uso degli animali nella ricerca sia contro la scienza, ma la verità è esattamente il contrario, come dimostrano questi 73 firmatari e il crescente fronte scientifico contrario al modello animale perché obsoleto, costoso e inutile per le malattie che affliggono la nostra specie”, aggiunge Michela Kuan. Quello che chiedono gli scienziati antivivisezionisti è, invece, di sostenere una ricerca svolta con metodi rigorosi, validati, avanzati, in grado di implementare lo sviluppo di alternative che possano fornire quelle risposte che la sperimentazione animale non ha dato in più di un secolo e non sarà mai in grado di dare, conclude la Lav.
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