Roma, 1 settembre 2014  - Cambiare dieta è fondamentale per frenare il cambiamento climatico perché, di questo passo, tra 35 anni le emissioni di gas serra generate per produrre cibo aumenteranno dell'80% rappresentando da sole, se non superando, il target di emissioni globali fissato per il 2050. A lanciare l'allarme è uno studio dell'università di Cambridge, che sottolinea la necessità di abbracciare diete equilibrate e ridurre lo spreco di beni alimentari.

Con il progressivo incremento della popolazione, unito a un cambiamento dei gusti verso le diete occidentali ricche di carne, le rese agricole non riusciranno a soddisfare la domanda di una popolazione che è prevista in 9,6 miliardi di individui, rendendo necessario aumentare i terreni coltivati anche per produrre mangime per gli animali.

Le conseguenze, si legge nell'analisi pubblicata su Nature Climate Change, saranno pesanti in termini di deforestazione e quindi di minor sequestro di CO2, di perdita di biodiversità e di maggiori emissioni di metano causate dall'aumento del bestiame allevato. Se non si cambia rotta, nel 2050 le terre coltivate aumenteranno del 42% rispetto al 2009 e l'uso di fertilizzanti crescerà del 45%, mentre il pianeta perderà un altro decimo delle sue foreste tropicali.

''L'efficienza del convertire i terreni alla produzione di mangime per il bestiame è inferiore al 3%, e più si consuma carne, più terreni vengono usati per coltivare mangimi per nutrire gli animali che forniscono carne per l'uomo'', spiega l'autrice dello studio, Bojana Bajzelj. ''E' assolutamente necessario trovare il modo per raggiungere la sicurezza alimentare globale senza espandere colture e pascoli''.
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