L'Aquila, 19 settembre 2014 - Ha confessato: <Si, sono stato io a sparare all'orso>. L'operaio dell'Anas iscritto sul registro degli indagati, A.C. di 61 anni, ha vuotato il sacco. Contro di lui le accuse di uccisione di animale di specie protetta con arma da fuoco e di violazione della legge sulla caccia. L'orso era stato ritrovato morto venerdì scorso e che, in un primo momento, si riteneva fosse stato vittima di esche avvelenate. Messo davanti ai tanti e concordanti indizi raccolti dalla Forestale, il piccolo allevatore ha deciso di collaborare e, dinanzi al magistrato e assistito dall'avvocato di fiducia, si è assunto le proprie responsabilità. Ha riferito, comunque, di non avere avuto l'intenzione di uccidere. "E' partito un colpo", ha riferito agli inquirenti. Ora gli investigatori sono al lavoro per vagliare questa ricostruzione che, tuttavia, non convince. I fatti, secondo il suo racconto, si sarebbero svolti al notte dell'11 settembre. "Sono uscito con il fucile per difendere la mia famiglia poi quando mi sono trovato davanti l'orso ho avuto paura e indietreggiando mi è partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito poi quando lo hanno ritrovato ho capito che il colpevole ero io". 

Questo un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese da A.C. assistito dal suo avvocato Valentino Zurlo, davanti al procuratore della Repubblica del Tribunale di Sulmona, Aura Scarsella, e ai vertici del Corpo forestale dell'Aquila che hanno condotto le indagini. La versione del colpo di arma da fuoco "fortuito", sottolinea il Corpo Forestale, "dovrà essere confrontata con il quadro probatorio ricostruito dalla polizia giudiziaria".

La stessa notte, intorno alle 2.30, secondo il racconto che ha reso l'uomo alla stampa la mattina subito dopo il fatto, allertato da rumori nel pollaio, è uscito di casa per controllare e si è trovato a tu per tu con l'orso. In seguito il 61enne aveva dichiarato di essersi ferito cadendo all'indietro e perdendo i sensi e andando a farsi medicare al pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona. In seguito aveva anche aggiunto di voler chiedere i danni per lo spavento subito.

All'uomo sono stati sequestrati sei fucili a canna liscia e due a canna rigata. Sono stati recuperati nel corso dell'ispezione portata a termine nella tarda serata di ieri dagli uomini del corpo forestale nella casa dell'operaio. 

Sull'animale era stata riscontrata una fucilata mortale. I due pallettoni trovati durante la necroscopia sono stati immediatamente trasmessi come corpo di reato alla procura di Sulmona per essere sottoposti ad esame balistico insieme ai fucili e alle cartucce sequestrate. L'obiettivo era accertare se i colpi fossero compatibili con i pallettoni contenuti nelle cartucce sequestrate. I veterinari dell'Istituto zooprofilattico di Grosseto stanno ancora cercando nella carcassa gli altri due pallettoni che hanno colpito l'orso; i fori trovati sul fianco destro posteriore dell'orso sono quattro. 

Oltre al sequestro dei fucili, il Corpo Forestale ha prelevato anche alcune piume appartenenti alle galline che un orso aveva ucciso durante l'incursione notturna portata a termine dopo l'incontro ravvicinato con A.C. Oltre alle piume i forestali hanno prelevato anche campioni di mangime che il piccolo allevatore dava da mangiare alle galline. L'intento era di scoprire se si tratta dello stesso mangime trovato nel corso dell'ispezione necroscopica eseguita dai veterinari dell'istituto zooprofilattico di Grosseto, all'interno
dello stomaco dell'orso. Oggi, inoltre, nuova perquisizione in casa dell'indagato alla ricerca di altre armi. E, alla fine, collegati tutti gli elementi e le prove raccolte, la decisione dell'uomo di confessare.   

Secondo i primi risultati l'orso sarebbe morto subito dopo aver mangiato i resti di alcune galline. Da subito i sospetti si erano appuntati sul possessore del pollaio che poi, nei giorni successivi, aveva anche annunciato di voler chiedere i danni per le ferite riportate in seguito alla caduta. L'orso non l'aveva toccato ma l'uomo, fuggendo, era inciampato ed era svenuto battendo la testa. O, almeno, così aveva raccontato alla stampa.

L'indagato rischia una condanna da 4 mesi a 2 anni per l'uccisione del plantigrado. Una pena esageratamente contenuta rispetto al danno arrecato come sottolineano molte associazioni ambientaliste, Wwf in testa.

Il ministro dell'Ambiente, Galletti, ha riferito in un tweet di essere in costante contatto con la Forestale per essere aggiornato sulle indagini. Il Capo del Corpo forestale, Cesare Patrone, lo ha immediatamente informato, insieme con  il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina,del brillante risultato raggiunto dalla Forestale. Patrone si è anche complimentato con il Comandante Provinciale di L’Aquila, Nevio Savini, per la professionalità dimostrata nelle indagini, che ha portato a chiudere il caso in pochissimo tempo.
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