Roma, 21 settembre 2014 - La strage ricomincia, anche se nella realtà sembra non essersi mai interrotta. E anche se si parla di rinnovato dialogo tra cacciatori e ambientalisti, la stagione venatoria rappresenta, di per sè, un momento triste per chi ha a cuore natura e animali. Caccua alle specie in declino, calendari venatori che non rispettano le indicazioni comunitarie e dell'Ispra, uso di richiami vivi e bracconaggio. E' preoccupante, secondo la Lipu-BirdLife Italia, lo scenario della nuova stagione venatoria che parte oggi, dopo che ben 13 Regioni hanno anticipato fissando le preaperture gia' dall'1 settembre.

"Una decisione che ha comportato, come ogni anno, gravi danni essendo effettuata in periodo riproduttivo: tra le vittime tortora selvatica, alzavola, marzaiola, quaglia, beccaccino e numerose altre specie", sottolinea la Lipu. "Anche quest'anno le doppiette colpiranno uccelli selvatici che soffrono di uno stato di conservazione sfavorevole. Si tratta di 18 specie su 32, dal moriglione alla marzaiola, dalla coturnice al fagiano di monte, dalla quaglia alla pavoncella fino all'allodola e al combattente. Solo quest'ultimo - rileva la Lipu - con la moretta, sono state escluse, da alcune Regioni, dalla lista delle cacciabili: in realtà le regole prevedono che, in attesa di adeguati piani di gestione, si debba sospendere per tutte le specie in declino, in via cautelativa, l'attività venatoria". Inoltre, i calendari delle Regioni rispettano solo in parte le indicazioni comunitarie recepite in Italia dall'art. 42 della legge comunitaria 2010: "per molte specie, infatti, si sparerà in gennaio, in periodo di migrazione pre nuziale.

"Purtroppo molte Regioni faticano ancora a tenere in conto la biodiversità - dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia - continuando a varare calendari venatori che rispondono più alle esigenze del mondo venatorio che della conservazione della natura. E' un Paese dove gli animali vengono massacrati senza considerare la loro biologia, dove per anni le associazioni venatorie hanno abusato dei ripopolamenti causando danni alla biodiversità e all'agricoltura, dove la vigilanza è scarsa nonostante la circolazione di milioni di armi e le numerose vittime di incidenti di caccia, anche estranee all'attività venatoria, dove si assiste nei valichi e nei punti di passo alla strage di uccelli perpetrata da "sparatori" agguerriti, dove si tenta di far entrare le doppiette nei parchi e nelle aree protette. Ci opponiamo e continueremo ad opporci con ogni mezzo a questo degrado civico".

Inoltre "la stagione ripartirà con l'utilizzo degli odiosi richiami vivi, una vergogna italiana che continua nonostante la campagna Lipu, sostenuta da numerose associazioni e da centinaia di migliaia di firme di cittadini, che ne chiede l'abolizione totale, e la procedura d'infrazione comunitaria, che rischia, in assenza di novità legislative, di portare l'Italia e gli italiani a pagare in vece dei cacciatori",prosegue il presidente Lipu. La buona notizia "è che la caccia registra un calo costante e inesorabile dei praticanti, il cui numero ufficiale sembra oggi sceso a poco più di 600mila unità, con crisi soprattutto nelle roccaforti venatorie come ad esempio la Lombardia. Ancora troppi, per i nostri gusti, ma molto di meno rispetto al passato. Segno che l'Italia e gli italiani- conclude Mamone Capria- non amano i fucili e chiedono di vivere la natura con intelligenza e rispetto".

Sull'apertura della caccia interviene anche l'Enpa, ente nazionale protezione animali. "Richiami vivi, nutrie, lupi, orsi, caccia sulla neve e stagioni impazzite; per la fauna selvatica, ormai stremata, quello in corso è stato e continua ad essere un annus horribilis. Il cui bilancio è destinato a peggiorare a partire da oggi con l'apertura ufficiale della stagione venatoria, che segue le preaperture concesse ad inizio mese da molte regioni", esordisce l'Enpa.

«Puntualmente, come tutti gli anni, ci vediamo nuovamente costretti a fare i conti con l'impressionante pressapochismo di regioni e province – commenta l'Ente Nazionale Protezione Animali -, che, per guadagnarsi facili consensi tra i cacciatori, non esitano a dare vita a veri e propri “mostri giuridici” pur di ampliarne i carnieri.»

Una deferenza incomprensibile, questa, vista l'inarrestabile emorragia che ha colpito il “popolo delle doppiette”: nel solo Bolognese sono ben 400 i cacciatori che hanno appeso il fucile al chiodo. Il calo, peraltro, non viene compensato dalle nuove leve perché, giustamente, la stragrande maggioranza dei giovani così come degli italiani sono contrari all'uccisione di animali per divertimento.

L'incapacità delle istituzioni di far rispettare la legge - molto spesso sono proprio le autorità locali e statali a violarla con provvedimenti contrari tanto all'etica quanto alla scienza – emerge anche dalla preoccupante impennata del bracconaggio. Bracconaggio che viene talvolta fomentato dalle dichiarazioni degli amministratori pubblici che talvolta sembrano interessati più a dichiarare guerra alla fauna selvatica che a proteggere quello che l'articolo 1 della legge 157/1992 definisce chiaramente come “patrimonio indisponibile dello Stato”.

«Contro la caccia in generale, e contro il bracconaggio in particolare, è ormai indispensabile un giro di vite – prosegue la Protezione Animali – per questo chiediamo si sospendere l'attività venatoria anche e soprattutto nei territori degli ATC dove si siano verificati episodi di legati alla caccia di frodo. E' ormai a tutti chiaro che nel nostro Paese è in corso una vera e propria guerra contro la fauna selvatica, fomentata da quanti pensano di conquistare le prime pagine di giornali, e i consensi politici, lanciando allarmi infondati.»
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